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Quando, nel 2008 cominciarono a parlare di capitale europea della cultura, non pochi li guardarono con diffidenza. In pochi conoscevano quel riconoscimento, e meno ancora immaginavano che un giorno Matera sarebbe stata in gara.  Invece Francesco Salvatore e i 15 componenti iniziali (oggi sono una trentina, ndr.)  dell’associazione Matera 2019, furono veri oracoli.  Ieri il dossier di candidatura è stato ufficialmente consegnato e, spiega Salvatore: «Siamo riusciti a partire insieme a tutti gli altri partecipanti. Oggi  è l’inizio della partecipazione ad una competizione, abbiamo raggiunto un traguardo inimmaginabile». 

Chi ci avrebbe creduto, cinque anni fa, che quella sfida sarebbe diventata parte integrante della città? «Abbiamo cominciato a parlarne nel luglio 2008 e forse all’epoca nemmeno noi sapevamo cosa stavamo dicendo e proponendo. Ne è passato di tempo prima che le istituzioni comprendessero lo strumento che gli mettevamo nelle mani. Oggi, quel dossier ha una doppia valenza così come lo abbiamo condiviso nel Comitato scientifico (di cui Salvatore era uno dei membri, ndr.) e del cda. Una è culturale, legata al lancio della città. Quella che secondo me è la più importante, è la valenza urbana ovvero – prosegue – il valore che ha per la città. Le istituzioni adottando il dossier, hanno approvato uno strumento di programmazione culturale per i prossimi 4 anni».  

La città è pronta o, al contrario, deve essere coinvolta ulteriormente?  «Matera è una città strana, sotto il profilo culturale: ha una miriade di associazioni, quelle che rappresentano il fermento di una città. Metterle tutte insieme, che era l’obiettivo della nostra associazione, non era operazione semplice. Essere riusciti a far convergere i dialoghi di tutti in positivo e negativo, è un obiettivo raggiunto. In un modo o nell’altro tutti si stanno confrontando su questo aspetto. Qualche anno fa Michele Mirabella ci disse: se sarete tutti d’accordo all’inizio del percorso, non arriverete alla fine. Oggi è giusto che si parli di Matera candidata a capitale europea della cultura, ma che ha al tempo stesso il problema dei rifiuti – spiega Salvatore – ma questo è uno degli argomenti da sviluppare nei prossimi 5 anni  per produrne di meno, per sviluppare una nuova cultura della raccolta dei rifiuti. Il messaggio che deve passare è che non è un’etichetta da appuntarsi al petto, ma una filosofia di vita. L’Europa non ha bisogno di conoscere questa città  per quello che è. Ha bisogno di presentarsi se vincerà se cambierà il suo modo di essere una città del sud». La concorrenza di grandi città, fa paura o al contrario le caratteristiche di Matera possono essere il suo valore aggiunto. 

«Nel prossmi anno saremo sotto controllo insieme ad altre 17 città italiena allo stesso modo. Lo faranno i sei selezionatori nominati dal Governo a cui si aggiungeranno i sette della Comunità europea. In tutto 13 persone che definiranno in base a quanto scritto sul dossier di candidatura, se c’è un programma raggiungibile o no. Gli altri come Ravenna e  Venezia forse avranno maggiori difficoltà a presentare programmi che stravolgano la vita sociale delle città. Per Matera, invece, che parte da un tessuto sociale ed economico disastroso, probabilmente il programma può essere forte. Nella maggior parte die casi i membri della commissione scelgono i dossier in cui possono inserire indicazioni su come migliorarlo». 

Dal 2008 ad oggi l’associazione Matera 2019 ha contato su partner che hanno condiviso  quell’idea? «Quando siamo partiti il sindaco dell’epoca Buccico, ci diede credito con una sua filosofia,  Salvatore Adduce ci ha ascoltati e ha voluto far sua l’idea, ma anche Vito De Filippo, si è sempre dimostrato attento. La Provincia e Franco Stella sono i stati i principali supporter così come Camera di Commercio e Università che ci hanno aperto le porte per conoscere i nostri obiettivi. L’università in particolare ha creato un dipartimento ad hoc per Matera 2019». Ma il paradosso era dietro l’angolo. «L’ostacolo più grande – spiega Salvatore – è stat ala diffidenza dell’associazionismo culturale. Noi ipotizzavamo di aprire una porta su cui tutti sarebbero entrati e esi sarebbero messe a discutere tutte insieme, invece abbiamo trovato delle difficoltà. Ci si è divisi fra favorevoli e contrari e poi, come succede sempre, ci sono stati quelli che si sono messi alla finestra e hanno aspettato. Oggi  tutte le associazioni cercano di capire cosa possono fare per Matera 2019».  Mettendo alla prova l’ottimismo di Francesco Salvatore, la domanda è d’obbligo: Matera vincerà? « Matera sarà capitale della cultura ma credo che si debba tener conto della domanda 7.2 del dossier che chiede cosa farà in caso non vinca. E noi abbiamo risposto che si lavorerà su programmi e progetti è il massimo obiettivo».

a.ciervo@luedi.it

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