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POTENZA – Avrebbe iniziato a collaborare con la giustizia da non più di 2 mesi Saverio Loconsolo, detto “Elio”, 34enne di Melfi considerato uno dei colonnelli del clan Cassotta.

Ieri mattina il pm Francesco Basentini ha depositato due verbali con le sue dichiarazioni tra gli atti dell’ultimo processo a carico di “quelli del castello”, partito proprio dalle dichiarazioni di altri due pentiti, Adriano e Giuseppe Cacalano (padre e figlio), ex compari di Loconsolo. Il primo risale a luglio, quando a Melfi più di qualcuno aveva notato l’improvvisa “scomparsa” dalla circolazione della sua famiglia mentre il secondo è soltanto di pochi giorni fa. Al centro ci sono gli stessi fatti per cui di fronte al gup Rosa Larocca sono comparsi Sergio Cassotta, Giuseppe Caggiano, il figlioccio del boss Massimo, i due Cacalano, Donato Prota, Michele Morelli, Luciano Grimolizzi, e i giovani Simone Battaglia, Nicola Fontana, Donato Sassone e Alessadnro Sportiello. Accusati a vario titolo di associazione mafiosa, armi, estorsione, favoreggiamento e danneggiamenti vari. Restano invece ancora riservate le dichiarazioni a proposito dell’omicidio di Giancarlo Tetta, ad aprile del 2008, da inserire -secondo gli inquirenti – nell’ambito della faida con i rivali del clan Di Muro-Delli Gatti, per cui Loconsolo è stato prosciolto dal gup, benché in seguito sia stato indicato come il palo del “commando” da un collaboratore di giustizia come Alessandro D’Amato, giudicato attendibile in diversi processi. 

Loconsolo era stato condannato di recente a 10 anni in appello per associazione mafiosa ed estorsione ed era stato arrestato a febbraio del 2010 a Santo Domingo grazia a un’operazione condotta dagli agenti della Squadra mobile di Potenza con la collaborazione dell’Interpol.

L’omicidio Tetta viene considerata la ritorsione del clan Cassotta dopo l’assassinio di Marco Ugo, fratello maggiore del boss Massimo, in un casale nella periferia della città federiciana, nell’estate del 2007. Giancarlo Tetta detto “il cantante”, cugino del vecchio boss Rocchino Delli Gatti ucciso a colpi di kalaschikov nel 2002 (peraltro un altro omicidio rimasto irrisolto), sarebbe stato considerato responsabile per  l’assassinio di Marco Ugo. Saverio Loconsolo sarebbe stato arrestato qualche giorno dopo la morte di Tetta ma il Tribunale del riesame avrebbe sentenziato due settimane più tardi la mancanza dei gravi indizi di colpa nei suoi confronti rimandandolo in libertà dopo nemmeno quindici giorni. Ma è proprio a questo punto che avrebbe deciso di cambiare aria, forse temendo di subire ritorsioni, come poi ha D’Amato ha confermato che stava per accadere.

Nel suo itinerario americano Loconsolo avrebbe fatto una prima tappa dai familiari della moglie in Venezuela, per poi raggiungere la madre a Santo Domingo dove avrebbe alcune proprietà. Qui sarebbero arrivate anche la moglie e i due bambini, e lui si era dato da fare come manovale prima di lasciare a causa “del suo brutto carattere”.

l.amato@luedi.it

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