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E’ STATA la confessione di Gianni Cretarola, arrestato a luglio scorso dalla Squadra Mobile di Roma, per l’omicidio di Vincenzo Femia, a dare una forte accelerazione alle indagini suo caso. Cretarola, uno dei componenti del commando, il primo a finire nella rete della polizia, si è pentito dopo che gli investigatori hanno individuato l’arsenale in un garage di Primavalle, covo del commando. 

A lui gli investigatori erano arrivati grazie a indagini tecniche, intercettazioni e tabulati telefonici. E’ stato lo stesso Cretarola a ricostruire tutte le fasi dell’omicidio, i suoi complici e i retroscena. Durante le indagini poi sono stati trovati numerosi riscontri alle sue dichiarazioni e sono state sequestrate le due armi utilizzate per il delitto. Una delle due, che lo stesso Cretarola aveva detto di aver inviato in Calabria dove doveva essere utilizzata per un altro omicidio, è stata sequestrata durante un controllo proprio in Calabria. L’altra è stata trovata in casa di Cretarola sulla Palmiro Togliatti. 
Subito dopo l’arresto di Cretarola, Massimiliano Sestito, altro componente del commando, era fuggito dalla Capitale ma successivamente è stato rintracciato e portato nel carcere di Viterbo, dove gli è stata notificata l’ordinanza di oggi. Secondo quanto hanno spiegato gli investigatori la cellula di ‘ndrangheta, costituitasi dopo che si erano consorziate le famiglie Pizzata, Nirta e Pelle, era in grado di muovere 150 kg di cocaina in un solo viaggio direttamente dalla Colombia. La cellula, ha detto Cortese, è composta da almeno 4 persone ma “riteniamo che possa essere un pò più corposa”.
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