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VIGGIANO –  «Tempi certi per  arrivare alla conclusione degli iter autorizzativi. Altrimenti a rischio gli obiettivi e i programmi di sviluppo». E’ la sollecitazione che “lancia” la compagnia petrolifera   nella conferenza stampa su “Attività Eni in Val d’Agri e progetto pozzo Pergola 1”, svoltasi ieri mattina nella sede direzionale del Centro Olio Val d’Agri.

Focus dell’incontro con la stampa,   la presentazione del progetto di realizzazione del pozzo Pergola 1. Il management dell’Eni non ha nascosto un certo “fastidio” per i pesanti ritardi che «mettono a rischio, programmi, investimenti, sviluppo locale e occupazione».

Per questo «la realizzazione del pozzo Pergola 1 ha un ruolo importante all’interno del Programma di lavori della Concessione Val d’Agri».

«Eni – ha sottolineato Francesco Manna, responsabile rapporti con gli enti e le istituzioni locali – è convinta che l’ estrazione in Val d’Agri rappresenti uno straordinario modello di sviluppo sostenibile. Quindi un volano per l’implementazione e l’immissione sul mercato delle vocazioni locali. La nostra attività è centrata – ha continuato Manna –  sulla trasparenza e sulla piena sostenibilità ambientale. Per questo, tutti i dati a nostra disposizione sono disponibili e accessibili a tutti».

Per Manna due sono i pilastri per il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo del 1998 e per il prosieguo delle attività:  “la trasparenza” e cioè il rapporto trasparente di queste attività e di tutti i soggetti coinvolti nei confronti della comunità regionale e la “sostenibilità ambientale”. Due obiettivi strettamente legate, perché è «del tutto evidente – ha spiegato Manna –  che solo un meccanismo di piena e continua trasparenza e monitoraggio delle attività che noi svolgiamo possa anche verificare la sostenibilità ambientale».

«Ci sono dati h24 e sempre disponibili dell’Osservatorio Ambientale che si uniscono a tutti i dati degli enti di controllo dall’Arpab, dall’Unmig, Invg. Dati che dal nostro punto di vista possono essere utilizzati meglio e resi disponibili alla cittadinanza. Questo è un compito di ciascuno di noi. Eni – ha aggiunto – vuol fare la sua parte, ma naturalmente sono innanzitutto le istituzioni, gli organi di stampa che devono in modo terzo e trasparente e indipendente consentire all’opinione pubblica di essere sempre messa al confronto con questi dati nel loro dispiegarsi».  Ma «trasparenza – ha aggiunto – non è solo pubblicazione dei dati, ma anche la conclusione dei procedimenti amministrativi. Oggi, ne abbiamo 8 in itinere, più la messa in opera della quinta linea Val d’Agri che aspettano da anni la conclusione. Tutti procedimenti, nei quali l’attività istruttoria è stata condotta in modo compiuto , nei quali noi abbiamo dato e reso tutte le documentazioni necessarie. Non c’è bisogno di altro. Anzi si, c’è bisogno di decidere e cioè di concludere i procedimenti con dei provvedimenti, siano negativi o positivi. Noi vorremmo prendere atto dell’ esito, qualsiasi esso sia, perchè un procedimento aperto non si concepisce. Probabilmente, si sottovaluta e non si considera che, così, si ledono anche l’ efficacia dell’ investimento e la trasparenza verso i cittadini». Ad inquadrare il progetto di perforazione del pozzo a Marsico Nuovo è stato il responsabile del Distretto meridionale dell’ Eni, Ruggero Gheller il quale ha evidenziato che «tutte le procedure sono state completate e del collegamento tra il pozzo stesso e il Centro Oli di Viggiano, per il quale il procedimento autorizzativo è cominciato nel dicembre scorso». Per il pozzo, che sarà profondo circa quattro chilometri, le procedure sono durate dal 2009 al 2013; il collegamento è lungo circa otto chilometri, con tubi collocati a oltre due metri di profondità: nel complesso l’ investimento è pari a circa 50 milioni di euro. «L’eccessiva irragionevolezza – ha detto Gheller –  nel prolungarsi delle procedure rischia di rallentare lo sfruttamento del giacimento petrolifero dell’ Eni in Val d’ Agri – dove oggi si producono circa 85 mila barili di petrolio al giorno e 3,5 milioni di metri cubi di gas – con conseguenze sui programmi di investimento dell’Eni, sullo sfruttamento del giacimento stesso e sui diritti di sfruttamento destinati alla Regione Basilicata (160 milioni di euro solo nel 2013)».

L’Eni ha «riconfermato – ha precisato che Gheller –  la volontà di fare della Basilicata un esempio virtuoso di sviluppo sostenibile e il centro della cultura dell’ energia in Italia, investendo mezzi, tecnologie all’ avanguardia e risorse».

 

 

IL PROGETTO

Due gli iter di autorizzazione separati e indipendenti per  il pozzo Pergola 1 e il collegamento alla rete di raccolta di Marsico Nuovo.  La società petrolifera ha già ottenuto tutte le autorizzazioni statali e regionali necessarie per l’inizio delle attività di perforazione. Eni è in attesa delle autorizzazioni per il progetto di collegamento della rete di raccolta. La «prima istanza presentata – si legge nelle slide di presentazione –  nel giugno 2009, ha ricevuto tutte  le autorizzazioni ministeriali e regionali nel novembre 2013: Giudizio Favorevole di Compatibilità Ambientale (Dgr  n. 554 dell’8.5.2012); Intesa Stato-Regione (Dgr del 16.10.2012); Autorizzazione Unmig alla perforazione (15.2.2013); Verifica di ottemperanza alle prescrizioni di cui alla Dgr  n. 554/2012 (D.D. prot. n. D.01446 del 6.11.2013). Il Collegamento alla Rete di Raccolta ha cominciato l’iter autorizzativo il 12 dicembre 2013.

 Il pozzo sarà costruito con una serie di 5 tubi  di rivestimento, con intercapedini cementate: con il completo isolamento dalle formazioni rocciose attraversate; a salvaguardia dell’integrità meccanica; a garanzia della totale tenuta idraulica. Il monitoraggio ambientale dell’attività si articolerà in tre fasi (prima, durante e dopo la perforazione) come prescritto dall’Arpab, interessando  le acque superficiali e sotterranee,  suolo e aria”.

Per quanto riguarda l’uso dei fanghi di perforazione, il responsabile del distretto Eni, Gheller ha spiegato che i «fluidi di perforazione sono prevalentemente costituiti da acqua. Le sostanze aggiunte sono di uso comune» Il circuito dei fluidi di perforazione è costituito da un sistema chiuso: i fluidi, circolati in pozzo attraverso le aste di perforazione, ritornano in superficie trasportando i detriti di roccia prodotti dallo scalpello. La protezione e l’isolamento completo delle falde acquifere è garantito nel corso di tutta l’attività di perforazione, grazie a una tecnica di perforazione che prevede la discesa sequenziale di colonne di rivestimento a diametri decrescenti che vengono poi cementate nell’intercapedine tubazione-foro. Questo processo – ha concluso – evita qualsiasi interazione con le formazioni geologiche attraversate».

 

 

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