X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

FERRANDINA – La “guerra dei dossi” non è ancora finita.

A Ferrandina, ormai, come nell’Inghilterra dei Lancaster e degli York, ci sono due fazioni contrapposte: da un lato, l’inossidabile sindaco Saverio D’Amelio, fermo sostenitore dei rallentatori insieme ai suoi seguaci; dall’altro, i firmatari di una petizione popolare, che ne chiede lo smantellamento e tutti gli avversari politici dell’ex senatore.

Anche durante le ultime settimane non si è parlato d’altro, e gli ormai celebri dissuasori (nel frattempo passati da 29 a 27) hanno catalizzato le attenzioni dei cittadini, anche in pieno periodo di campagna elettorale per le ultime elezioni Europee.

Ma procediamo con ordine e ripercorriamo le tappe di questa infinita battaglia. Già agli inizi di dicembre 2013, era stato il consigliere di minoranza Camillo Rossi a richiedere delucidazioni sulla liceità dei dossi all’amministrazione comunale e al Comando dei Vigili urbani, ricevendo solo una risposta parziale. Tra la fine di aprile e i primi di maggio, sulla scia di un disagio sempre più marcato, espresso in particolar modo sul social network Facebook, due volenterosi cittadini (Antonio Pecci e Tommaso Fabbrizio) promuovevano una raccolta firme con l’obiettivo di ottenere l’immediata rimozione di tutti i dossi irregolari. Il caos era definitivamente scoppiato non appena cominciati i lavori per un nuovo rallentatore su via Lanzillotti (sarebbe stato il trentesimo totale).

A questo punto interveniva la Provincia che, dopo un sopralluogo dei dirigenti dell’area tecnica, il 30 aprile diffidava l’Amministrazione comunale ad installarne altri sulle strade provinciali, e la invitava a rimuovere quelli già presenti.

Il Pd cittadino, tramite i consiglieri di minoranza Di Biase, Lisanti, e Pepe, formulava, il 6 maggio, un’interrogazione scritta in cui chiedeva conto a D’Amelio, oltre che delle irregolarità, anche del costo complessivo dei dissuasori e della procedura di individuazione del loro fornitore.

Il sindaco, dal canto suo, non rispondeva in Consiglio, ma con un volantino distribuito il 9 maggio, nel quale definiva “indegna gazzarra” la protesta di “alcune persone” e la posizione del nuovo Pd locale, “in cerca di consensi e squalificato di fronte alla maggioranza dei cittadini onesti”.

Poi, a distanza di due settimane, il primo cittadino rincara la dose, spiegando di aver ordinato di rimuovere i due dossi posizionati in via Federico D’Aragona per “non mettere in difficoltà il capo area tecnica della Provincia, dottor Valentino, e l’operatore Chiusolo”, e di comprendere la protesta di quei cittadini “onesti e civilmente apprezzabili, che desiderano vivere in tranquillità” e che non vogliono l’eliminazione dei rallentatori, considerati un potentissimo antidoto agli incidenti. Di fatti, conclude D’Amelio, in caso di sinistri, i ferrandinesi “sapranno con chi prendersela” ed indirizzare le lamentele. Insomma, una difesa a spada tratta delle proprie scelte, che però non tiene conto di tutta quella gente (in netta maggioranza), che non vorrebbe vedere i dossi neanche in cartolina e della diffida della Provincia.

Il 23 maggio, la petizione, con la bellezza di 1.325 firme raccolte (non proprio “alcune persone”), è stata consegnata e protocollata presso gli uffici competenti. Tre giorni dopo, il circolo del Pd, tramite il suo portavoce e neo-segretario Gaetano Recchia, ha pubblicato una lettera aperta in cui si difende dalle accuse e si domanda quale sia il “senso civico” decantato dal sindaco, se il tema centrale attorno a cui ruota la faccenda è lo spreco di denaro pubblico per un’operazione che ha  non rispettato i termini della legge. L’ultima mossa in ordine cronologico è l’azione intrapresa dai 6 consiglieri di minoranza (oltre ai quattro sopracitati, anche i due del gruppo misto, Martoccia e Pietro D’Amelio), che hanno ufficialmente richiesto  la convocazione di un consiglio comunale per affrontare in maniera definitiva lo spinoso argomento (ma anche altri, come la raccolta differenziata e la sicurezza della scuola Elementare “D’Onofrio”). Secondo il Regolamento comunale, tale richiesta dovrà essere accolta entro 20 giorni.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE