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Otto chilometri di costa, soggetti lo scorso anno a divieto temporaneo, sono stati recuperati alla balneazione. Il dato emerge da uno studio elaborato dall’Arpacal i cui risultati sono stati illustrati nel corso del forum regionale sulla balneazione svoltosi a Caminia di Stalettì.
Secondo quanto riferito nello studio, la migliore situazione che è stata rilevata è quella della provincia di Crotone, con una sola segnalazione di divieto a Capo Piccolo di Isola Capo Rizzuto.
La provincia di Reggio Calabria ha risentito delle piogge durate sino al maggio scorso. Sono stati riscontrati analisi negative, in particolare, a Siderno, Marina di Gioiosa Ionica e Bianco. Divieti di balneazione anche a Bagnara Calabra e a San Ferdinando.
La provincia di Catanzaro conferma sul Tirreno il divieto a 200 metri dal fiume Amato, a Lamezia Terme. Anche sullo Ionio si conferma il divieto di balneazione in località Corvo di Soverato, a Satriano, San Sostene ed a Catanzaro Lido, in prossimità della foce del fiume Corace.
Dai rilievi dell’Arpacal emerge, inoltre, che Vibo Valentia ha una situazione relativamente buona, tranne nella zona del fiume Mesima.
Il punto più critico è il torrente Sant’Anna, che ha registrato elevati elevati valori microbiologici.
Il quadro più complesso, secondo l’Arpacal, è quello che riguarda la provincia di Cosenza. Sul versante tirrenico quasi tutti i comuni hanno registrato analisi sfavorevoli delle acque di balneazione, con particolare riferimento a Paola, Fuscaldo e Diamante. Anche sulla costa ionica cosentina esiti negativi in diversi centri, con valori poco al di sopra del limite. Le situazioni peggiori si registrano a Rossano, Cariati, Corigliano Calabro, Trebisacce, Pietrapaola, Cassano allo Ionio e Mandatoriccio.
I rilievi di Arpacal sono stati distribuiti su 660 punti di prelievo, estesi su circa 720 chilometri di coste in tutta la Calabria. In ciascun punto sono stati determinati i parametri di rilievo chimico-fisici e microbiologici.

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