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di GIOVANNI ROSA Faceva caldo ieri nel campo di accoglienza di Palazzo. La campagna del pomodoro ancora non è partita a pieno regime. Solo alcuni degli extracomunitari riescono a lavorare. Ci sono diversi gruppi all’interno della struttura, segno delle diverse etnie. C’è chi gioca a carte, chi invece taglia della carne. Altri chiacchierano nella loro lingua. C’è poi un sudanese che ha “aperto” un piccolo ristorantino dove cucina i piatti tipici della sua terra. Vengono dal Burkina Faso, dal Ciad, dal Sudan, dal Maghreb e anche dalla vicina Romania. Sono gentili. Si avvicinano incuriositi, ma tutti salutano con educazione. C’è un’atmosfera tranquilla. Il relativo silenzio è rotto solo da alcune radio che trasmettono una canzone di Eros Ramazzotti e dal belare di due pecore, parcheggiate sotto un albero. Nel campo sono attualmente ospitati circa 180 ragazzi. Centoquattro hanno trovato rifugio all’interno del grosso capannone attrezzato con lettini a castello. I rimanenti dormono nelle tende poste nelle vicinanze del muro che delimita il perimetro del campo. Molti parlano italiano. E non perchè abbiano fatto un corso accelerato. Come riferisce Pietro Simonetti, Presidente della commissione regionale per l’immigrazione, diversi ospiti del campo vengono dal nord. Solo una ottantina provengono da Brescia. Alcuni lavoravano in fabbriche che hanno chiuso. Come Bruno del Burkina Faso. Era tornitore in un’azienda del nord. Quest’ultima ha poi chiuso per la crisi e lui adesso si ritrova a Palazzo, insieme a diversi suoi connazionali, ad aspettare che qualcuno li chiami per andare a lavorare per pochi euro nei campi di pomodoro. Guadagnano dai 3,5 ai 4 euro a cassettone. In una giornata (non meno di 10 ore lavorative) ne riescono a riempire una decina. Più di 10 ore di lavoro per una paga di poco più di 40 euro. Il campo di accoglienza grazie anche a una concertazione tra Comune, Caritas, Croce Rossa e alcune associazioni di volontariato, è più organizzato. Gli ospiti sono stati censiti. E’ assicurata loro l’acqua calda e la corrente elettrica. C’è un presidio medico ed è garantita h24 una vigilanza. «Stiamo facendo il possibile – dice l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Palazzo, Paolo Palumbo – per garantire una degna accoglienza a tutti questi ragazzi. Abbiamo dotato il capannone di posti letto che garantisce un tetto a 104 immigrati. Tra il 4 e il 5 settembre prossimo la protezione civile monterà una tensostruttura con relativi letti. Contiamo di ospitare dalla settimana prossima 200 immigrati». Ha un destino strano Palazzo. Tra i paesi del circondario (Venosa, Lavello, Montemilone e quella della vicina Puglia) è quello che ha meno terreni adibiti alla raccolta del territorio. Molti di questi extracomunitari vanno a lavorare nei campi dei comuni vicini. «Più volte abbiamo sollecitato un aiuto dagli altri paesi. Ma nessuno ci ha dato risposta. Speriamo che in un prossimo futuro – ha concluso – le cose possano andare meglio».

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