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Così parlava Lucia – a tredici anni – mentre gironzolava con le amiche per le strade di Soverato, e così la riporto fedelmente prima che la memoria giochi un brutto scherzo.
Lei voleva difendere i suoi rapporti maschili dalle basse insinuazioni di una amica che si vantava di aver avuto ragazzi migliori. A prima vista sarebbe sembrata una banale lite tra bambine se non fosse stato che il nodo della discordia era il sesso.
Intendiamoci, non mi turba che si parli di sesso ad una età così giovane quanto le idee che queste donne in erba possano avere sul sesso.
Al tempo della mia giovinezza anche io ne parlavo con gli amici, ci raccontavamo le scoperte adolescenziali e il pomeriggio invitavamo una amica per carpire i segreti dell’universo femminile che a noi pareva parlasse un linguaggio diverso dal nostro: ed era questa diversità ad incuriosirci più di ogni altra cosa e non c’era niente di meglio del sesso per capirne il senso profondo!
Mai la mia mente è stata sfiorata dall’idea che la donna non fosse diversa da me, al contrario dei nostri ragazzi che invece credono di avere in comune con le ragazze lo stesso sentire e le stesse esigenze perché questo hanno imparato dalla tv che li ha allevati come l’unica madre che è stata veramente sempre presente.
Io sono cresciuto con la visione della donna come un essere meraviglioso, che con un sorriso e gli sguardi dà significato a quei vuoti che perfino la mia mente stenta a colmare; e in tutto questo il sesso assomiglia ad un vicolo stretto in cui due anime possono appartarsi e vivere un attimo di gioia, lontano dalle pressioni della vita che chiamiamo moderna.
E non riesco ad accettare che una bambina parli del sesso come di un gioco da praticare per interrompere la noia che attraversa la sua coscienza, le cui regole sono state scritte dagli adulti per gli adulti e che perciò la catapultano in un mondo che non le appartiene.
E se tutto si riduce ad un gioco, cosa rimane tra le esperienze adolescenziali di una bambina come Lucia?
Forse, la comprensione di possedere il più grande strumento di convincimento se è vero che i ragazzi sono disposti a tutto pur di vederla nella sua intimità.
Basta mostrarsi nuda per ricevere un regalo – magari un Ipod – dal Renzo di turno, senza provar vergogna perché lui non vuol vedere nuda Lucia ma un corpo femminile come quelli mostrati in tv o sulla carta stampata che fanno tanto sognare; e così Lucia non mostra se stessa ma offre merce gradita come potrebbe essere una limonata fresca d’estate.
Ma ancor più di una adolescenza così vissuta è l’idea di quel che Lucia sarà da adulta che mi turba ancora peggio, quando vivrà senza aver imparato ad apprezzare l’eleganza di un sorriso, la profondità di uno sguardo o perfino la potenza di una parola.
Perchè lei e i suoi coetanei parleranno esclusivamente il linguaggio erotico del corpo, che non dovrà mai avere difetti fisici come la cellulite o la pancetta ai fianchi.
E quando anche il corpo sotto la scure del tempo appassirà comunque nonostante i progressi della scienza, cosa succederà?
Che Lucia ringrazierà il sesso per averle regalato tanti momenti di piacere senza capire di non aver mai amato.

Filippo Apostoliti

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