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di ANGELA PEPE Un alternanza tra sciopero e lavoro quello che si sta verificando nello stabilimento della Spalberg,.
Si lavora e poi si fa sciopero. Così è la situazione che si è venuta a creare nell’azienda operante nel settore tessile (spalline) entrata in crisi nel giugno scorso.
Una situazione ingarbugliata che sembrava essersi risolta dopo l’ultimo, tra i vari, incontri svoltosi in Regione, dove la direttrice dello stabilimento, Luciana Plebani aveva assicurato il pagamento di una delle trance (corrispondente a tre mesi di spettanze arretrate) ai lavoratori. Non solo nell’incontro fu prospettato da parte della stessa anche il Piano di riorganizzazione orientato oltre alla produzione di spalline anche quella di divani, spiraglio per il futuro occupazionale. Ma come dice il proverbio “chi vive di speranza disperato muore“. Cosi i lavoratori hanno continuato lo sciopero in attesa delle spettanze arretrate. La buona arriva “i versamenti sono stati effettuati”. E nei giorni di mercoledì, giovedì e venerdì sorso, il lavoro riprende. Ma ecco la notizia di ieri . Nessun lavoro lo sciopero continua. Infatti all’interno dello stabilimento i dipendenti in camice hanno incrociato nuovamente le bracce. Motivazione manco a dirlo “ le spettanze sono arrivate solo a pochi e al resto niente”. Ma l’azienda da parte sua si difende, rassicurando che “il pagamento è stato fatto a tutti. E’ un problema che riguarda le banche nell’effettuare i versamenti”. Ma i lavoratori non ne vogliono sapere di una vicenda trascinata ormai da mesi fatta di promesse e rassicurazioni. Così lo sciopero continua e non si sa quando finisce. Il messaggio da parte loro è stato chiaro “voglio essere pagati perché non si può andare avanti così”. Anche se , per pochi lavoratori il problema non sussiste. Infatti 6 dipendenti hanno ripreso a lavorare il giorno dopo l’incontro in Regione, nonostante l’assenza di pagamenti. La stranezza di questa vicenda.
Una realtà quella della Spalberg quasi tutta al femminile. Di 27 unità, 25 sono tutte donne, giovani e madri di famiglia. L’azienda operante nell’area industriale di Viggiano nel settore tessile, in particolare spalline, piastroni e rollini, ha aperto i battenti nel febbraio 2004. Nata con il tanto discusso “contratto d’area” con incentivi di 7 milioni e 100 mila euro ed un programma a regime di assunzione di 130 unità. Ma di assunzioni reale c’è ne sono state circa una trentina. Guida dello stabilimento valligiano la direttrice Luciana Plebani, mentre amministratore delegato Gasparre Simone, entrambi del nord – est. Come la maggior parte delle aziende la crisi non la risparmiata.

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