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E’ STATO condannato a 1 e 6 mesi di reclusione per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Ieri mattina si è svolto il processo per direttissima nei confronti di Gerardo Lacerra, disoccupato, 52 anni, accusato di aver aggredito due agenti della polizia di Stato il 29 maggio scorso. La volante era stata allertata qualche giorno prima da una giovane polacca impiegata come badante per un’anziana signora residente in via del Popolo, che attraverso la Caritas diocesana tempo prima si era avvicinata a Lacerra per cercare di fornirgli assistenza. L’uomo si era infatuato di lei e aveva preso a perseguitarla, prima per telefono poi citofonando sotto casa anche in piena notte e, una settimana prima dell’aggressione ai due poliziotti, la donna aveva sporto denuncia per il danneggiamento della sua auto e del portone della sua abitazione, motivo per il quale si era subito attivata la sorveglianza degli agenti. Ritornato sui suoi passi il 29 maggio Lacerra era stato riconosciuto di fronte casa della donna e i due poliziotti lo avevano fermato per un normale controllo, ma a quel punto lui si era opposto con violenza cominciando a urlare, e a scalciare contro di loro, e ferendone uno in maniera lieve, che ad ogni modo ha deciso di non esporre querela nei suoi confronti. Si scoprì che poteva andare molto peggio quando in una tasca dei pantaloni gli trovarono un coltello detenuto in maniera illegale. Il giudice Antonio Cantillo ha accolto la tesi dell’avvocato Giuseppe Potenza riconoscendo all’imputato la parziale incapacità di intendere e volere, come attestato dalla perizia psichiatrica che è stata svolta sul suo conto, dove gli è stato riconosciuto un disturbo dissociativo bipolare di carattere paranoide, e per questo ha deciso il ricovero per sei mesi in una casa di cura e custodia. Ieri mattina Lacerra è stato accompagnato in Tribunale dagli agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Potenza dove è detenuto dagli inizi di giugno per un altro episodio verificatosi in occasione di una precedente udienza, quando non si presentò in aula e si barricò nel suo appartamento di via Mazzini, minacciando di far esplodere la casa con il gas, dando fuoco ad alcuni mobili, e tirando oggetti ai pompieri che facevano irruzione dal balcone. Per ragioni di sicurezza venne sgomberato tutto il palazzo. Ieri mattina è apparso molto più tranquillo, senza dare in incandescenze contro il giudice come in passato. Ha ascoltato la sentenza e si è fatto accompagnare fuori senza dire nemmeno una parola.
Leo Amato

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