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di VITTORIO LAVIANO Si è svolta ieri mattina a Melfi, presso la sala giunta municipale, la terza conferenza di servizio per affrontare la questione dell’inquinamento ambientale riscontrato nelle falde acquifere della zona industriale. Al tavolo melfitano hanno preso parte rappresentanti del termodistruttore, Fenice, dell’Arpab, della regione Basilicata ed il sindaco, Ernesto Navazio. La riunione si è risolta con un nulla di fatto dal momento che i tecnici di Fenice, incaricati di effettuare i rilevamenti sull’effettivo grado di inquinamento prodotto, hanno omesso di comunicare l’operazione all’Agenzia regionale per l’ambiente. Resta tuttavia difficile da comprendere come mai la stessa Arpab non abbia preventivamente chiesto ai tecnici dell’inceneritore lucano di comunicare i rilevamenti in corso così da velocizzare i tempi per la conclusione del piano di caratterizzazione. In questo modo ieri a Melfi si sarebbero potuti confrontare i dati raccolti e dare un senso alla riunione che viceversa ha assunto carattere solo interlocutorio. L’ennesimo rinvio alla prossima conferenza di servizio, per conoscere realmente quale sia stata la causa che ha provocato l’inquinamento delle falde acquifere nel basso melfese, presumibilmente porta la data della fine del mese di novembre. Ieri intanto il sindaco, Navazio ha rinnovato la richiesta di un atteggiamento collaborativo a Fenice con la quale, ha spiegato il primo cittadino «abbiamo un rapporto di massima lealtà». In rappresentanza del termodistruttore di San Nicola è intervenuto il dirigente, Alifano che ha rassicurato tutti sulla definitiva soluzione dell’emergenza riguardante i dati raccolti sulla presenza di mercurio. Il pericolosissimo metallo pesante, infatti, pare non sia più riscontrato oltre i valori consentiti per legge, già da diverse settimane. Resta tuttavia da risolvere il problema dei solventi. Secondo Alifano la prossima settimana si cercherà: «con una mirata campagna sugli impianti di verificare tutte le ipotesi che hanno portato alla presenza delle pericolose sostanze rinvenute nell’acqua». Intanto tutto ciò che si smaltisce nel termodistruttore resterà all’interno dell’impianto così da evitare ogni pericolo di contaminazione esterna. Si tratta di un’implicita ammissione di responsabilità, in definitiva, circa il disastro provocato nei pozzi della zona industriale di Melfi. Come richiesto a Fenice dal rappresentante dell’Arpab Giordano Fortunato, infine, il Mise piano di messa in sicurezza andrebbe a questo punto definitivamente incrementato. Ora non resta che attendere la prossima conferenza di servizio.

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