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LA CORTE d’assise d’appello di Bari ha condannato alla pena dell’ergastolo, per omicidio premeditato, l’ispettore di polizia Nicola Pellegrino, di 48 anni, accusato di aver ucciso il suo rivale in amore, Antonio Mazzoccoli, di 46 anni. Il delitto fu compiuto il 20 giugno 2002 sulla strada che collega Matera a Gravina in Puglia (Bari). Il pm inquirente, Roberto Rossi, aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado a 24 anni di reclusione, il difensore, Carlo Taormina, l’assoluzione.
L’imputato, arrestato il 12 ottobre 2005 è tuttora agli arresti domiciliari. I giudici di secondo grado hanno inflitto all’imputato la condanna alla massima pena dopo aver escluso le attenuanti generiche riconosciute in primo grado.
Secondo l’accusa, Mazzoccoli fu ucciso da Pellegrino perchè aveva avviato una relazione sentimentale ed era andato a vivere con la donna del suo presunto assassino. Per questo – secondo le indagini della polizia – l’ispettore (all’epoca dei fatti in servizio a Matera) tese un’imboscata al suo rivale.
Secondo la pubblica accusa Pellegrino, sotto falso nome, il giorno del delitto diede un appuntamento di lavoro a Mazzoccoli, che lavorava in campo assicurativo.
Il poliziotto – secondo le indagini – si appostò in una strada isolata dalla quale doveva transitare Mazzoccoli: appena vide arrivare l’auto dell’uomo, la accostò con la sua vettura e sparò in corsa sei colpi, uccidendo il rivale. L’arma utilizzata fu una pistola parabellum calibro 9 in dotazione alle forze dell’ordine. Prima di compiere il delitto – sempre secondo l’accusa – Pellegrino si costituì una serie di alibi per evitare che l’attenzione degli investigatori si soffermasse sulla sua persona. La pistola utilizzata per l’omicidio – secondo la procura – fu sottratta dall’ispettore ad un suo collega; nel momento del delitto, inoltre, il bancomat dell’ispettore fu utilizzato per pagare acquisti fatti in un ipermercato di Casamassima (Bari). Pellegrino che, appena fu indagato, mostrò di avere un alibi di ferro. Solo una serie di accertamenti tecnici compiuti successivamente hanno permesso di accertare – secondo la polizia – che la tessera bancomat e il telefono di Pellegrino furono usati da un’altra persona. Queste ultime circostanze sono state confermate nel dibattimento di primo grado da un teste-chiave che ha detto di aver usato, su richiesta di Pellegrino, in un determinato giorno il bancomat e il telefonino del poliziotto.

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