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E’ stata chiamata con il nome in codice «Badboys» l’operazione portata a termine ieri mattina (ma i particolari sono stati forniti oggi) dai carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme e conclusa con l’arresto di undici persone, 4 delle quali sono state poste agli arresti domiciliari. Nei confronti di altre sette indagati è scattato l’ordine dell’obbligo domiciliare.

Complessivamente sono 18 le persone indagate. Le ordinanze di custodia sono state firmate dal giudice del indagini preliminari del Tribunale di lamezia Terme, Barbara Borelli, su richiesta del sostituto procuratore Alessandra Ruberto che ha coordinato le indagini che sono partite, come ha spiegato il procuratore della Repubblica lametina Salvatore Vitello, da una rapina commessa nel settembre del 2008 ai danni dell’ufficio postale di Via Aldo Moro.

Una indagine che dopo due anni ha portato alla luce un’organizzazione dedita al furto, alle rapine, allo spaccio di sostanze stupefacenti, di cui faceva parte Roberto Amendola il giovane di 23 anni ucciso la sera del 13 novembre dello scorso anno e che era attenzionato dai carabinieri. Intercettando le diverse conversazioni che il giovane Amendola intratteneva con altri a bordo della sua autovettura, gli uomini dell’Arma dei Carabinieri della compagnia di Lamezia, dopo due anni di intenso lavoro, hanno sgominato un organizzazione criminale dedita alle rapine e allo smercio di sostanze stupefacenti. La banda, ha spiegato il sostituto procuratore, compiva le rapine e spacciava droga per soddisfare esigenze personali dei suoi membri. Era un modo indiretto per avere a disposizione del denaro.. Nel mirino degli inquirenti sono finite ben 18 persone, di cui sette sono stati arrestate, quattro sono state sottoposte agli arresti domiciliari e sette all’obbligo di dimora.

I diciotto soggetti colpiti dalla misura restrittiva, tutti di origine lametina, sono accusati a vario titolo ed in concorso tra loro di furto aggravato, tentata rapina e rapina ad uffici postali, detenzione ai fini di spaccio e spaccio di stupefacenti nel periodo settembre 2008 dicembre 2008. Nel corso dell’attività investigativa condotta dai militari del Nucleo operativo della locale compagnia, sono state scoperte 8 rapine tra tentate e consumate per un bottino complessivo di circa 60.000 Euro, sequestrati 5 kg di stupefacenti (marijuana, hascish, cocaina ed extasy), una pistola calibro 7.65 con matricola abrasa con relativo munizionamento, bombe carta ed inneschi vari.

Dalle carte emerge «la capillarità di un agire illecito che riempie di contenuto e connota di sè la sfera esistenziale degli indagati, adusi a vivere in una zona di confine con il crimine che irradia tutte le tematiche della loro vita quotidiana, trasformano in normalità l’illecito». Significativi in tal senso, per gli investigatori «sono i diffusi commenti da parte degli indagati circa l’esigenza di ricorrere al crimine per potersi permettere un stile di vita oltre la portata dei singoli indagati, nell’assoluta assenza del disvalore di quanto posto in essere». Dall’inchiesta inoltre emerge che la «commercializzazione di droga nelle scuole (o nelle università con riferimento) sia solo una occasione di facile guadagno, senza che in alcun modo si abbia la benchè minima coscienza dell’allarme sociale connesso alla ideata condotta».

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