X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

Potrebbe essere disposta disposta una nuova perizia medica – la quinta – nei confronti di Giuseppe Alfiniti, 68 anni, imputato per l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi di Francesco Esposito, 40 anni, ucciso a coltellate a Mesoraca (Kr) la sera del giovedì 9 novembre del 2000.
A chiedere un nuovo esame alla Corte d’assise d’appello di Catanzaro è stato il sostituto procuratore generale, Giovanni Grisolia, nell’ambito del giudizio di secondo grado a carico di Alfiniti (difeso dall’avvocato Walter Parise).
Il pg ha parlato di un presunto difetto strutturale della perizia eseguita dai tre medici nominati dalla Corte, che risulterebbe «disorganica» al punto da dover essere rinnovata.
Alla richiesta si sono associati i difensori di parte civile, gli avvocati Luigi Falcone e Pietro Pitari, ma i giudici si sono riservati di decidere alla prossima udienza del 3 dicembre, quando in aula compariranno i tre periti in precedenza nominati, che renderanno tutti i chiarimenti richiesti in merito alla relazione nella quale hanno concluso per una «capacità di intendere e volere dell’imputato grandemente scemata, per un’intossicazione cronica da alcol». I sanitari, in appello, hanno dunque rilevato un vizio tale da non escludere totalmente la capacità di Alfiniti, come invece aveva concluso la Corte d’assise che, in primo grado, aveva assolto l’uomo ritenuto di conseguenza non imputabile, sottoponendolo alla misura di sicurezza dell’allontanamento dal comune di Mesoraca per almeno tre anni.
Proprio qui, e precisamente davanti a palazzo Longobucco, avvenne l’omicidio di Esposito. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Alfiniti stava rientrando a casa quando un gruppetto di giovani avrebbe preso a insultarlo, per via del fatto che spesso era ubriaco, e lui avrebbe reagito come una furia. Estratto di tasca un coltellino di genere non vietato, il pensionato avrebbe infierito su Esposito, che passava di là, colpendolo ripetutamente al collo ed al braccio. Inutile la corsa in ospedale, a Crotone, dove Esposito giunse privo di vita. Alfiniti finì in manette e, se in un primo momento farfugliò qualcosa di molto simile ad una ammissione, in seguito si avvalse della facoltà di non rispondere

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE