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di ROCCO PEZZANO
SE ATTENDETE soldi dalla Regione Basilicata, e non fate parte delle seguenti categorie, non sperate di averli prima di gennaio.
Le categorie fortunate sono quelle che riguardano le spese dell’ente per: personale; rate di mutui, canoni, imposte e tasse; pagamenti necessari a garantire l’avanzamento della spesa dei programmi comunitari; servizi di pubblica utilità (la cui interruzione – beninteso – determinerebbe nocumento alla collettività); accordi sugli ammortizzatori sociali; e, infine, tutte le spese il cui mancato assolvimento possa arrecare danni patrimoniali certi e gravi all’ente.
Per queste categorie, la Regione aprirà la borsa anche a novembre e dicembre. Per tutti gli altri, se ne parlerà dopo.
La responsabilità di questa decisione presa dalla giunta guidata da Vito De Filippo – tradotta in termini istituzionali da una delibera ad hoc dell’esecutivo, votata il 20 ottobre scorso – risiede in uno dei principali spauracchi delle amministrazioni locali: il patto di stabilità.
Se ne parla continuamente, i politici vi infarciscono comunicati e dichiarazioni, ma non sono molti a sapere cosa sia. In soldoni, il Patto di stabilità interno (Psi) italiano nasce dal Patto di stabilità e crescita che l’Unione europea ha imposto agli stati membri. Lo scopo del patto – in parole povere – è quello di evitare che il deficit delle pubbliche amministrazioni sfori oltre un certo tetto. E, così come lo Stato italiano deve rispettare i suoi limiti di spesa pubblica, così anche la Regione Basilicata deve rispettare i suoi.
In Basilicata, gli uffici preposti – dopo aver effettuato una ricognizione sulle spese effettuate fino a ora – hanno calcolato che ci si è avvicinati pericolosamente al tetto. Oltre quel confine, le conseguenze sarebbero un aumento delle aliquote fiscali per i cittadini e l’impossibilità, per l’ente, di accendere mutui.
Da dire, en passant, che ci sono materie in cui il patto di stabilità non vale, ad esempio la sanità: la Regione Basilicata può continuare a spendere per la salute senza preoccuparsi della tenuta del patto.
«Il vero problema – spiega Angelo Nardozza, dirigente generale della presidenza della giunta – è che avevamo chiesto allo Stato di poter eliminare dalle nostre spese quelle relative al Por 2000-2006, che abbiamo chiuso a giugno. Il termine tecnico è “nettizzare”. Non tutti lo sanno, ma quando si tratta di versare quelli che vengono chiamati “fondi europei”, quello che realmente viene dall’Europa è il 60 per cento del totale. Del rimanente 40 per cento, la Regione mette il 12 o 13 per cento (il resto è a carico dello Stato). Ma il governo non ha acceduto a questa richiesta. Peraltro, è partito anche il Por 2007/2013. Dunque, ci siamo avvicinati al tetto. Da considerare che il tetto 2009 è addirittura più basso dello 0,6 per cento di quello 2008: circa 4 milioni di euro di differenza».
Insomma, l’amministrazione regionale, per evitare di essere ricordata come quella che ha fatto aumentare le tasse ai lucani, ha chiuso i cordoni della borsa.
Chi è che quest’anno sopporterà le conseguenze per questi due mesi di attesa?
«Beh – considera Nardozza – ad esempio i Comuni per opere sulle quali attende fondi dalla Regione. Oppure fornitori che non siano fra le tipologie di pagamento obbligatorio».
E’ facile immaginare che ci saranno lamentele da parte di imprenditori e cittadini in attesa di essere pagati dalla Regione.
Ma la Regione perché non ha già diffuso un comunicato per spiegare la questione ai cittadini?
«La delibera è stata comunicata a tutti i dirigenti generali – risponde Nardozza – e da questi ai vari dirigenti dell’ente. Oramai lo sanno tutti».
Era accaduto anche l’anno scorso, ma qualche settimana dopo, dunque qualche settimana in meno di attesa per chi vanta crediti.
«Sì, è accaduto anche l’anno scorso – conferma il dirigente – ma abbiamo gestito la cosa bene. Da gennaio saremo operativi».
Quest’anno forse si può temere qualche lamentela in più. «Sì, forse sì – conclude Nardozza – Ma non c’è problema. In fondo, noi le delibere di impegno di spesa le possiamo comunque fare. Chiunque abbia problemi avrà una carta in mano con cui dimostrare di essere in credito con la Regione Basilicata. Una garanzia».
r.pezzano@luedi.it

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