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E per coloro che non sono cristiani, si procede con il rito civile. Molto più breve di quello cristiano, il rito civile crea una coppia “regolare”, cioè un uomo e una donna uniti secondo la legge; tale rito è una sorta di “patto tra cittadini”. Una cerimonia più snella ma che consacra una nuova coppia di fronte allo Stato, decretandone i diritti e i doveri. Ad officiare il rito generalmente sarà il primo cittadino del comune o un suo delegato che esordirà con la lettura degli articoli del codice civile. Un preambolo per giungere alla classica domanda di rito, “vuoi tu …prendere come legittimo/legittima sposo/sposa…” e il tradizionale scambio degli anelli. Chiude la celebrazione la firma dei registri e un breve discorso augurale da parte dell’ufficiale di stato civile. Ed è su quest’aspetto che gli ultimi tempi sembrano aver individuato le nuove novità. Per rendere indimenticabile il momento che sigilla l’unione che dovrà regnare per l’intera vita, il rito si conclude con la lettura di una poesia o di un brano che richiami l’amore e il suo valore.
Da Pessoa, a Neruda, a Gibran e molti altri, spaziando dalla letteratura occidentale a quella orientale, ricca di saggezza e romanticismo, basterà un pò di creatività, e gli sposi potranno arricchire la propria cerimonia civile, solitamente più essenziale e meno poetica di quella tipica del matrimonio cattolico. Un modo per esprimere la propria felicità di crescere con un nuovo compagno di vita mediante l’uso delle parole e dei segni. Ecco tre degli esempi più diffusi, uno tratto dal passato e due dal mondo letterario contemporaneo:

Una donna è come l’acqua, che prende la forma del suo contenitore. Una donna è come una freccia, che si incocca nell’arco. Una donna è come una nave, che viene guidata dal timone. Perciò, una donna diventerà una ladra se suo marito è un ladro, e diventerà regina se suo marito è un re.

Tratto da “Gli scritti di Nichiren Daishonin N.6” ed. Esperia

Due amanti felici fanno un solo pane, una sola goccia di luna nell´erba, lascian camminando due ombre che s´unisco, lasciano un solo sole vuoto in un letto. Di tutte le verità scelsero il giorno: non s´uccisero con fili, ma con un aroma e non spezzarono la pace né le parole. E´ la felicità una torre trasparente. L´aria, il vino vanno coi due amanti, gli regala la notte i suoi petali felici, hanno diritto a tutti i garofani. Due amanti felici non hanno fine né morte, nascono e muoiono più volte vivendo, hanno l´eternità della natura.

Tratto da “Cento sonetti d´amore”, di Pablo Neruda

Simile a un dio mi sembra che sia E forse più di un dio, vorrei dire, chi, sedendoti accanto, gli occhi fissi ti ascolta ridere dolcemente; ed io mi sento morire d’invidia: quando ti guardo io, Lesbia, a me non rimane in cuore nemmeno un po’ di voce, la lingua si secca e un fuoco sottile mi scorre nelle ossa, le orecchie mi ronzano dentro e su questi occhi scende la notte.

Tratto da “Le poesie” di Catullo ed. Garzanti

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