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di SALVATORE SANTORO
POTENZA – Marcello Pittella interviene nel dibattito politico istituzionale. Consigliere regionale alla prima legislatura è ormai uno dei big del Partito democratico lucano (anche fratello di Gianni, vicepresidente vicario del Parlamento europeo). In consiglio regionale ricopre il ruolo di presidente della Quarta commissione Sanità e formazione. Si dice sia uno dei “papabili” qualora il centrosinistra vinca le elezioni regionali il prossimo marzo per un incarico da assessore. Si vedrà.
Intanto Pittella da presidente della Commissione Sanità lancià l’allarme: «Se non stanziamo un altro milione e mezzo di euro non sarà possibile erogare i servizi di assistenza ai lucani che ne usufruiscono fino a fine anno».
Consigliere è vero che c’è questo rischio?
«C’è un problema sui piani sociali di zona. Allo stato attuale non si può ultimare l’erogazione dei servizi da qui a fine anno. Pertanto sarà bloccato il piano di assistenza. Stiamo parlando di migliaia di persone che i vari Comuni assistono a secondo delle aree di competenza. Parliamo di portatori di handicap, di anziani, di minori. Purtroppo è un tema che ci portiamo già dall’anno scorso. Nel 2008 infatti, anche dietro mia sollecitazione il presidente della giunta regionale Vito De Filippo e l’assessore alla Sanità, Antonio Potenza miserò su un provvedimento di giunta con una variazione di bilancio pari a un milione di euro».
Quindi con i finanziamenti previsti a inizio anno non si arriva fino al 31 dicembre quindi. Come mai?
«Il budget stanziato a inizio anno per il piano sociale di zona risale al 2000. Il plaphond è rimasto lo stesso di allora esclusa qualche lieve integrazione e con quelle risorse a distanza di dieci anni ci si rende conto che non si può soddisfare un’utenza che nell’arco del tempo è lievitata».
Tecnicamente come si può intervenire per scongiurare questo problema?
«Con una delibera di giunta e recuperando ovviamente i soldi nell’abito del bilancio complessivo lì dove sappiamo che non vengono spesi. Prendendo fondi non vincolati per altre spese e destinandoli al piano sociale di zona storicizzando però la spesa e non effettuando un’anticipazione. Perchè l’anno scorso l’errore che si fece fu quello di aumentare il fondo con un milione di euro che fu anticipato rispetto all’elargizione dei contributi dell’anno successivo. In questa maniera a fine dell’anno prossimo ci troveremo nelle stesse condizioni. Non possiamo consentire, in una regione che ha già dimostrato di avere a cuore le politiche di coesione sociale, di mettere i Comuni nelle condizioni di battere cassa e di non garantire la continuità del servizio di assistenza ai tanti cittadini lucani che ne hanno bisogno».
Altrimenti che accadrebbe?
«Senza una risposta immediata della Regione si creerebbe un disagio dirompente per tutte le persone che hanno davvero bisogno di assistenza. Il vasto ventaglio del disagio viene attutito e nemmeno completamente assolto dall’opera che i Comuni metteno in campo attraverso le cooperative di scopo. Interrompere un servizio del genere, che già oggi oggettivamente va un pò a singhiozzo e a ranghi ridotti, sarebbe un grosso problema».
Al di là di questa urgenza, come sta il settore dei servizi sociali in Basilicata?
«Obiettivamente negli ultimi anni abbiamo registrato un taglio dei trasferimenti dalla Stato pari a 12 milioni di euro. Noi per questo abbiamo operato un’azione di supplenza. A fronte di uno Stato che ha arretrato in questa materia c’è stata una Regione che ha potenziato gli sforzi caricando il fondo regionali per le politiche sociali fino a 18 milioni di euro. Un tetto mai immaginato. Abbiamo dato un’impostazione quindi di una regione che mette al centro la persona e i suoi bisogni. Ovviamente noi siamo a cavallo anche tra il vecchio governo di una materia del genere e la nuova riforma e cioè la legge 4 che ancora nella sostanza non è partita. Per questo ancora procediamo con il vecchio modello di governo delle politiche sociali e continuando a gestire il tutto con nuove necessità ma con i vecchi fondi con cui è nato questo modello assistenziale. Quando faremo partire la legge 4, che è la legge dell’integrazione e dell’interazione tra i diversi soggetti che operano nel mondo del sociale potremo dire, passato un anno a pieno regime, se questo nuovo dispositivo legislativo ha delle ricadute positive».
L’iter di questa legge?
«Si sta mettendo in campo una sorta di regolamento attuativo della stessa legge. Speriamo entro fine anno di poter discutere in Quarta Commissione e anche in consiglio regionale proprio degli aspetti più operativi della nuova legge. Ci proviamo a chiudere prima della fine della legislatura. E’ ovvio che più la febbre per le prossime elezioni sale e più è complicato. Io credo comunque che il nostro dovere sia quello che fino all’ultimo giorno dobbiamo lavorare per i lucani».
Un passaggio sulla poltica. Come è finito il congresso del Pd?
«La fase secondo me continua a essere delicata e Roberto Speranza che è stato eletto segretario ha bisogno dell’aiuto di tutti. Dobbiamo tenere dentro l’esigenza di ridare dignità e credibilità al maggior partito del centrosinistra lucana. E ridare ancora a questo partito il baricentro di una nuova coalizione. E abbiamo la necessità di strutturare lo stesso Pd che al suo interno ha subito il disagio di fibrillazioni interne. Negli ultimi anni probabilmente si è dato troppo spazio all’esercizio personalistico e poco legato all’interesse collettivo. Abbiamo anche bisogno di strutturare il Pd tenendo conto di un patto nuovo tra quadri dirigenti e base del partito e tra centro e periferia. C’è una base in forte sofferenza; sarebbe un errore pensare di poter gestire il partito senza tener conto di questo. Dobbiamo aiutare Roberto Speranza e abbiamo bisogno del rinnovamento necessario, anche con equilibrio tenendo insieme esperienza e nuove passioni».
Ma quale è il rischio?
«Credo sia necessario che le decisioni importanti del partito vengano prese collegialmente. Discusse e socializzate negli organismi. Sarebbe gravissimo assistere a film già visti in cui tre persone decidono come deve girare il mondo. Sarebbe l’anticamera della fine di un progetto politico».
De Filippo ricandidato?
«Credo vada verso la riconferma da presidente della giunta regionale. Non credo e non vedo situazioni ostative. Bisogna ovviamente affiancare a De Filippo una squadra che tenga dentro esperienza e rinnovamento in modo che si dia anche un’immagine plastica alla società lucana di un Pd in evoluzione».
Ma intanto chi la conosce assicura che non le sono piaciute le uscite di suoi colleghi di partito che avrebbero stoppato le ambizioni di medici a ricoprire eventualmente la carica di assessore alla Sanità alla Regione…
«E’ l’opinione di Vincenzo Folino, che apprezzo e stimo. Vale comunque sempre come un’opinione pari a quella che posso avere io. Ne più e ne meno. Ed entrambe le nostre idee valgono molto meno di quella espressa dall’opinione pubblica della Basilicata. Gli assetti istituzionali e di governo saranno oggetto di discussioni successive alle elezioni. Anticipazioni provocatorie possono dare corpo al pensiero di coloro i quali riferiscono di intese sotterranee che sarebbero deleterie per un partito che stenta a ritrovare unità e compattezza interna. Io come Vincenzo mi candido com consigliere regionale per continuare a svolgere il lavoro che credo dignitosamente ho svolto fin qui. Ulteriori responsabilità di governo saranno affidate alle valutazioni del partito con il suo segretario regionale Roberto Speranza in testa. Oltretutto voglio anche aggiungere che le elezioni le dobbiamo ancora vincere. Sarebbe sbagliato credere il contrario e certo non sarà scontato se nel Pd invece dell’unità si continuerà a vivere una tregua armata».

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