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di SARA LORUSSO
POTENZA – Ancora debiti da esproprio, questa volta, però, solo da ratificare, stabilendo come farvi fronte. Ieri mattina la seconda commissione consiliare del comune di Potenza (commissione Bilancio) ha dato mandato, a maggioranza (con il voto contrario di lista civica Molinari, Mpa, Pdl, Fdc e Dec, e l’astensione dei Socialisti che attendono un incontro del proprio comitato cittadino) all’avvio delle procedure per la richiesta e l’accensione di un nuovo mutuo presso la Cassa depositi e prestiti per coprire due debiti fuori bilancio (sulla cui legittimità, però, il consiglio comunale si era comunque già espresso lo scorso aprile).
Parola al consiglio
Adesso la proposta di delibera dovrà arrivare in consiglio comunale. E’ forse uno degli ultimi atti di una storia che risale ad anni fa e che lega le difficoltà economiche del comune capoluogo a procedure espropriative e di occupazione (con relativi contenziosi) nati ai tempi del post terremoto, o comunque tempo fa. Anche in questi due casi, il tema del contendere, con giudizio favorevole almeno in prima battuta dei privati ricorrenti, presunte occupazioni illegittime di suoli, per la realizzazione di opere pubbliche. Quasi sempre strade o case popolari nell’epoca in cui la città doveva rispondere al bisogno abitativo.
La spesa corrente
Restano i conti aperti che richiedono una copertura con i fondi della spesa corrente (quella destinata alla ordinaria manutenzione e alla quotidianità) e che rende complicata l’amministrazione “normale” della città. Questa volta la cifra per cui richiedere un mutuo è, in totale tra i due conteziosi, circa un milione e mezzo di euro.
L’occupazione di suoli
La sentenza del Tribunale di Potenza che aveva condannato il comune a pagare a due privati i danni per l’occupazione dei terreni è del novembre 2008. Pochi mesi dopo il consiglio comunale ne ratificherà il contenuto approvando il debito fuori bilancio per un importo di 1.419.000 di euro circa. «L’amministrazione comunale, secondo la sentenza interessata – si legge nella proposta di deliberazione dell’epoca – ha occupato in pù date tra gli anni 1970 e 1979 delle aree di proprietà privata per la costruzione di strade e parcheggi», a cavallo tra rione Santa Croce, Lucania e Francioso. Le aree interessate al contenzioso sono però “residuali” rispetto a precedenti espropri portati avanti sempre per la realizzazione di opere pubbliche.
Alloggi e cooperativa
Più recente invece la vicenda del secondo debito tra i due che la commissione ha “studiato” e per cui ha dato il via libera all’accensione del mutuo con la cassa depositi e prestiti. Era il 1991 quando nasce la vicenda che nel 2008 porterà il Tar a indicare un privato come destinatario di un risarcimento per il danno derivante «dall’illegittima occupazione dell’area occorsa per la costruzione di 48 alloggi sociali» da parte di una cooperativa nei pressi dell’Epitaffio, in contrada Macchia Romana.
Tempi e indennità
La delibera comunale che nello scorso aprile riconosce la legittimità di questo debito fuori bilancio (molto minore, a dir la verità, per un importo di circa 80 mila euro) ripercorre le fasi dell’occupazione dei suoli interessati al contenzioso. Nel 1993 un decreto del presidente della giunta regionale aveva dato il via libera all’occupazione d’urgenza delle aree necessarie alla realizzazione degli interventi per la costruzione di alloggi. Ma la cooperativa avrebbe dovuto entro tre anni – spiega la delibera – espletare tutte le pratiche necessarie per l’emissione del decreto di pronuncia dell’espropriazione definitiva, «decreto mai emesso per cui l’occupazione/utilizzazione effettuata delle aree è divenuta illegittima».
Convenzioni e sollecitazioni
Sono poi stati fatti altri passaggi nel corso del lungo iter: convenzioni tra le parti, valutazioni, conteggio del valore dei suoli. La sentenza del Tar spiega anche che l’ente ha più volte sollecitato la cooperativa a portare a termine gli adempimenti necessari, ma l’opera di vigilanza non è bastata. Il privato, inoltre, non ha accetta l’indennità proposta: niente accordo e avvio del contenzioso.
Casse vuote
Le casse dell’ente non sono certo ricche. Così, già ad aprile scorso la delibera di consiglio richiama l’impossibilità da parte del comune di far fronte al debito con risorse proprie. Necessario il ricorso a un mutuo da richiedere alla cassa depositi e prestiti: la commissione consiliare ha dato il via.
Il mandato andrà presto in aula consiliare

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