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«Negli anni recenti l’andamento dell’economia della Calabria è stato caratterizzato da un ciclo espansivo non uniforme, passando da una crescita significativa fino al 2000 ad un profilo molto più debole negli anni successivi». È quanto emerge dallo studio realizzato dalla Confcommercio in collaborazione con Format-Ricerche di mercato, presentata oggi a Cosenza. «A livello nazionale tra il 1996 e il 2000 – ricorda Confcommercio – la crescita media annua del valore aggiunto è risultata di poco inferiore al 2% e si è più che dimezzata nel successivo periodo 2001-2008 scendendo all’1%. Rispetto a questa evoluzione l’economia della Calabria nel periodo 1996-2000 ha registrato un incremento medio annuo del 2%, mentre negli anni successivi la velocità di crescita si è ridotta. La crescita media annua del valore aggiunto tra il 2001 e il 2008 è stata, infatti, dello 0,6%, un risultato inferiore di quello al dato nazionale In linea con l’andamento dello sviluppo produttivo anche la spesa per consumi delle famiglie della Calabria ha evidenziato nel corso degli ultimi anni una crescita a doppia velocità: un incremento significativo nel periodo 1996-2000 (+2,3%), mentre nel periodo 2001-2008 l’andamento dei consumi ha evidenziato praticamente una stagnazione (+0,1%)».
A partire dal 2009 il dato sulla crescita del valore aggiunto e dei consumi risente del deterioramento del quadro economico internazionale e nazionale. «In particolare – sopiega Confcommercio – per quest’anno è attesa una contrazione significativa del valore aggiunto ed, in misura minore, dei consumi, con conseguenze pesanti sulla tenuta del tessuto produttivo e occupazionale della regione. Bisognerà attendere il 2010 per riscontrare i segnali di una ripresa che, comunque, sarà lenta. Il valore aggiunto per abitante in un lento processo di convergenza ha registrato un recupero tra il 1995 ed il 2008, ma rimane ancora molto al di sotto della media nazionale, divario che accomuna tutte le regioni del Sud.
«Anche la spesa delle famiglie per abitante, cresciuta nel corso degli ultimi anni, risulta inferiore – si fa rilevare – al dato medio nazionale, ma è poco al di sopra del valore del Sud Le condizioni del mercato del lavoro in Calabria e nelle sue province evidenziano un contesto di base ancora critico. Nel 2008 la propensione al lavoro della popolazione attiva della regione, misurata dal tasso di attività( ) supera di poco il 50% (in alcune province è ancora più basso) quando il livello nazionale è pari al 63% e quello della ripartizione del Sud è pari al 52,4%. Le dinamiche registrate dalle diverse componenti delle forze di lavoro in un contesto di bassa crescita hanno, inoltre, contribuito a mantenere elevato il tasso di disoccupazione( ) regionale, che nel 2008 è stato pari all’12,1% (6,7% il tasso di disoccupazione nazionale)». Nonostante il lento sviluppo produttivo degli ultimi anni «vi sono stati riflessi positivi sull’occupazione che ha registrato tra il 2000 ed il 2008 un aumento degli occupati totali della regione passati da 560 mila a 585 mila unità (+25 mila unità pari ad una crescita del 4,5%). Dal punto di vista della composizione settoriale, l’occupazione della regione è concentrata nei servizi, compresi quelli della Pubblica Amministrazione, che rappresentano circa il 73% degli occupati; valori più ridotti riguardano l’industria (19,5% del totale) e l’agricoltura (8%)». Nel confronto con l’Italia e con il Mezzogiorno, la Calabria – si fa rilevare – «si distingue per avere sia una quota maggiore di occupati dei servizi, sia di occupati dell’agricoltura. Nella regione operano attualmente 180.413 imprese di cui ben 91.522 nei servizi di mercato, ovvero il 50,7% del totale delle imprese; all’interno di questo macro settore la quota più rilevante è rappresentata dalle 57.239 imprese del commercio pari al 32% del totale».
Il confronto tra lo stock di imprese registrate del 2000 e quello del 2009 evidenzia una sostanziale stabilità della quota sia delle imprese agricole che di quelle del settore dei servizi, al cui interno si registra un ridimensionamento delle imprese del commercio. Tra le forme giuridiche adottate dalle imprese della regione, si registra una prevalenza delle ditte individuali che è molto alta nel settore agricolo (il 93,2% delle imprese del settore) e nel commercio (80,6%), ma ha valori significativi anche nell’intero comparto dei servizi (74,3%). «E’ un quadro – si elgge nellos tudio – che nel complesso si discosta dalla distribuzione delle forme giuridiche a livello nazionale dove la diffusione di ditte individuali registra valori più bassi )». Risulta meno diffusa, invece, la presenza all’interno dei settori economici di forme giuridiche più complesse come le società di capitali e le società di persone che interessano rispettivamente il 13% del totale delle imprese della regione. Se si escludono le «non classificate», tra le imprese industriali della Calabria le società di capitali rappresentano il 17,1% del totale del settore (in Italia questa quota è pari al 23,9%) mentre le società di persone il 14,6% (18,6% il dato dell’Italia); nel settore dei servizi di mercato considerato nel suo complesso, le società di capitali sono il 10,6% mentre le società di persone il 12,4%, tutti valori molto distanti dalla media italiana. «Gli andamenti nel 2009 (gennaio – settembre) relativi alla vitalità del sistema imprenditoriale locale, – si legge – evidenziano una situazione ancora di crisi con un numero maggiore di imprese che chiudono (nel conteggio delle cancellazioni sono comprese quelle fatte d’ufficio) rispetto alle nuove aperture. Se si escludono le «imprese non classificate» e l’agricoltura, gli altri settori – si legge infine – economici hanno registrato un calo dello stock di imprese, molto marcato nel settore dei servizi a causa di un saldo negativo di 1.085 unità dovuto soprattutto alle numerose chiusure che si sono verificate nel commercio».

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