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POTENZA – Continuiamo anche noi a chiamarlo “Ponte attrezzato”, ma non ne comprendiamo la funzione perché nessuno sa dirci questo ponte per che cosa è attrezzato? Per scavalcare solo viale dell’Unicef? Per far prendere un po’ d’aria ai pedoni che avranno la ventura di attraversarlo? Con le correnti d’aria che tirano nel vallone di Santa Lucia, sai che allegria!
La verità è che prima questa dizione era giustificata dal progetto, faraonico per una città come Potenza: l’architetto Gregotti, che lo progettò, disse in una intervista televisiva che se si poteva avere una idea del genere per New York, questa idea poteva valere anche per Potenza. Amen. Non aveva calcolato i tempi lunghi per quest’opera il finanziamento dell’opera che, da noi, è cosa lunare e la partecipazione dei commercianti che avrebbero dovuto contribuire alla spese della costruzione di una sorta di centro commerciale, sul viale dell’Unicef, acquistando in proprio uno spazio nel quale inserire una succursale della propria attività. Già allora i prezzi erano elevati, e da parte della categoria mercantile, il progetto venne accolto con molta indifferenza.
Il ponte in sostanza è rimasto solo un manufatto per collegare le due rampe di scale mobili, ancora in maniera solo ornamentale, con le due scarpate, quella del Vallone di Santa Lucia, verso la zona chiamata “delle Torrette”, a cavallo di rione Cocuzzo, zona “Serpentone”, e l’area degli edifici regionali, e il borgo di Portasalza, in pieno centro storico.
Ma questo i potentini lo sanno già da tempo.
Quello che non conoscono è che sono cominciate le “prove tecniche di apertura”, che fanno parte della lunga e complessa procedura del collaudo, indispensabile prima dell’entrata in funzione del trasporto verticale.
Giovedì sera, ad esempio, le scale mobili erano illuminate in tutto il loro percorso e poiché il tetto è costruito con pannelli di plastica trasparente l’effetto è veramente molto gradevole.
Visto di sera, così illuminato, questo impianto sembra meno ingombrante di quello che appare di giorno, quando si comprende meglio che la struttura è stata “appiccicata” alle due scarpate, con una assoluta mancanza di rispetto per l’ambiente circostante.
A cosa fatta, dunque prendiamolo così come è e abituiamoci alle cose incomplete, come un ingresso che da faraonico è diventato meno che decente, all’uscita su via Mazzini (resa meno pericolosa con alcuni pannelli… ma perché non metterne altri due fino al passaggio pedonale?).
Sempre in via Mazzini, proprio in questi giorni è stato sistemato uno scorcio di scarpata, che a chiusura dei lavori dell’edificio, la ditta aveva lasciato in condizioni pietose; è stata riempita la piccola zona di terra e, udite udite, sono state piantate alcune piante sempreverdi! Insomma quest’angolo è diventato quasi grazioso e se il comune si decidesse a montare due panchine sullo spazio accanto all’ingresso dell’impianto, d’estate sarebbe più facile ammirare il paesaggio della valle. All’ingresso dall’altro lato della scala mobile, quella di fronte a via Mazzini, le cose sono un po’ più drammatiche, dal momento che è difficile camminare a piedi, mentre l’assoluta mancanza di parcheggi su viale dell’Unicef, rende queste scale mobili al momento certamente poco fruibili a chi vuole accedere al centro della città, lasciando la macchina ai piedi della struttura.
Quello che non è assolutamente chiaro è la data di apertura dell’impianto anche se da più parti, si sostiene che il sindaco Santarsiero vorrà fare ai potentini un regalo di Natale. A giudicare dai preparativi e dalle prove tecniche ormai completate, si dovrebbe essere in dirittura d’arrivo. Ma con i tempi che corrono è bene aspettare la data ufficiale. Non si sa mai.
Vittorio Sabia

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