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E’ salito a 35 – sulle 98 persone coinvolte – il numero dei giudizi abbreviati che saranno celebrati a carico di altrettanti imputati dell’inchiesta «Why not», relativa a presunti gravi illeciti nella gestione dei fondi pubblici destinati alla Calabria.
Nell’inchiesta, avviata dall’allora sostituto procuratore Luigi de Magistris e poi avocata dalla Procura generale di Catanzaro, si ipotizzano complessivamente l’associazione per delinquere, l’abuso d’ufficio, la turbata libertà degli incanti, la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, la frode nelle pubbliche forniture, il peculato, la corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, l’istigazione alla corruzione, l’estorsione, la falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.
Le richieste di abbreviato presentate oggi al giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro, Abigail Mellace, sono quelle di Franco Nicola Cumino, 68 anni, di Corigliano Calabro; Nicola Garagozzo, 49, Lamezia Terme; Pietro Macrì, 44, Vibo Valentia; Filippo Postorino, 60, Campo Calabro (RC); Mario Scardamaglia, 50, Lamezia Terme (Cz).
In precedenza avevano già chiesto il rito alternativo, che si celebra allo stato degli atti: Antonio Saladino, ex leader della Compagnia delle opere in Calabria e principale indagato di «Why not», Agazio Loiero, presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente della Regione Calabria, Gianfranco Luzzo, Nicola Durante, Aldo Pegorari, Giuseppe Lillo, Mario Alvaro, Sabatino Savaglio, Giovanni Lacaria, Saverino Saladino, Francesco Saladino, Eugenio Conforti, Sibiano Lucia, Raffaele Bloise, Luigi Muraca, Gianpaolo Bevilacqua, Maria Teresa Fagà, Antonio La Chimia, Sergio Abramo, Carmine Aloisio, Mariangela De Grano, Francesco De Grano, Giuseppe Fragomeni, Antonio Michele Franco, Tommaso Loiero, Francesco Lucifero, Vincenzo Gianluca Morabito, Pasquale Maria Tripodi, Peppino Biamonte.
Gli abbreviati avranno inizio il 15 gennaio, e proseguiranno secondo un calendario che prevede udienze anche il 18, 19 e 21 gennaio, dedicate alla requisitoria del sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla. Sempre oggi, il giudice ha respinto la richiesta di nominare un curatore speciale per la società «Why not» che potesse chiedere la costituzione dio parte civile dell’ente rispetto a quei capi d’accusa per i quali, la scorsa volta, non è stata ammessa la costituzione di Caterina Merante (in foto) in qualità di rappresentante della società.
La Merante, «superteste» del procedimento era stata ammessa come parte civile nell’interesse della «Why not» solo in merito alle poche ipotesi di reato rispetto alle quali la donna non risulta portatrice di interessi configgenti con quelli della Regione Calabria. Rispetto agli altri reati ipotizzati dunque, Facciolla aveva chiesto che venisse nominato un curatore, ma il gup ha respinto l’istanza. Respinte inoltre quasi tutte le richieste di citazione dei responsabili civili (la Regione Calabria ed altre società), il gup ha ammesso solo la citazione della società CM Sistemi.
Infine, il gup ha stralciato le posizioni di 27 persone coinvolte nella specifica vicenda del fallimento della «Tesi spa» (Giuseppe Gentile, Nicola Adamo, Francesco Morelli, Pier Luigi Leone, Vincenza Bruno Bossio, Filomeno Pometti, Luciano Vigna, Rinaldo Scopelliti, Pasquale Marafioti, Raffaele Giannetti, Michelangelo Spataro, Domenico Vizzone, Francesco Capocasale, Pasquale Citrino, Mario Gimigliano, Fiorino Gimigliano, Michele Montagnose, Gianluca Bilotta, Luigi Vacca, Nicola Costantino, Renato Pastore, Salvatore Perugini, Saverio Fascì, Francsca Gaudenti, Antonio Gargano, Pietro Macrì, Antonio Viapiana. Non anche Postorino e Garagozzo che hanno chiesto l’abbreviato e resteranno a Catanzaro), dichiarando la propria incompetenza territoriale, e disponendo la trasmissione dei relativi atti alla Procura presso il Tribunale di Cosenza, nel luogo cioè dove il fallimento è stato dichiarato. Il giudice rileva in proposito che, anche se il reato di bancarotta di cui si tratta, secondo l’accusa, «è avvinto dal nesso della continuazione al delitto di cui al capo 1», e cioè all’ipotizzata associazione a delinquere di cui avrebbero fatto parte molti indagati, perché sarebbe stato «posto in essere in attuazione del disegno criminoso concepito dall’associazione a delinquere descritta al medesimo capo», ciò non basta a mantenere la competenza territoriale a Catanzaro. Ciò perché i due reati, di associazione a delinquere e di bancarotta, non sono contestati a tutti i medesimi imputati, dal momento che non tutti gli accusati di bancarotta sono anche accusati di associazione a delinquere. L’udienza preliminare per i 63 indagati che non hanno chiesto il rito abbreviato proseguirà l’11, il 14, 15 e 18 dicembre, con le discussioni dei sostituti pg Facciolla e Massimo Lia. L’inchiesta «Why not» conquistò la ribalta delle cronache soprattutto per il coinvolgimento dell’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, la cui posizione è stata archiviata nell’aprile dello scorso anno, e dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, per il quale l’Ufficio gip ha disposto l’archiviazione pochi giorni fa.

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