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«Con enorme compiacimento, ho appreso dell’iniziativa, lodevole mi sento di definirla, assunta dal Consiglio comunale di Vibo Valentia, che nel corso dell’ultima seduta consiliare su proposta del presidente Marco Talarico, primo firmatario, ha approvato all’unanimità una mozione inerente una tematica nodale per la lotta alla criminalità organizzata». È quanto sostiene il consigliere regionale del PD, Bruno Censore a seguito del pronunciamento dell’assemblea contro la norma sulla vendita dei beni confiscati alle mafie. «Dopo un simile ordine del giorno approvato nei giorni scorsi dal Consiglio regionale – prosegue Censore – anche il Consiglio comunale di Vibo ha voluto esprimere la netta contrarietà alla norma inserita in Finanziaria che prevede la vendita dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Per questa ragione, dopo averla approvata, l’assise comunale ieri mattina ha consegnato nelle mani del presidente della Camera, l’on. Gianfranco Fini, la mozione con la quale chiede, e soprattutto auspica, che venga ritirata tale norma, una norma, sottolineo, che potrebbe avere risvolti deleteri per la lotta alle mafie». «Non vi è dubbio – sostiene ancora Censore – che nella lotta alla mafia è fondamentale colpire i patrimoni accumulati in maniera illecita. È necessario evitare che un bene confiscato possa tornare, anche per via indiretta, ai precedenti proprietari e, allo stesso tempo, è altrettanto necessario mantenere e potenziare la finalità sociale della legge 106/96, che si ispira all’impegno, pagato con la vita, di Pio La Torre ed esclude la possibilità di vendita dei beni confiscati». «Auspicando, quindi, che sulla Finanziaria non venga chiesta la fiducia – prosegue il consigliere regionale – che precluderà di conseguenza la discussione su quell’emendamento che prevede appunto la vendita dei beni confiscati, voglio sottolineare l’alto significato simbolico delle iniziative intraprese dal Consiglio regionale e da quello Comunale di Vibo Valentia. Allo stesso tempo, convinto che la lotta alla ‘ndrangheta debba essere una priorità per tutti, convinto che per avere la meglio sull’arroganza criminale occorra smuovere le coscienze, ci tengo a ricordare quanto avvenuto nelle scorse settimane a Locri, con l’auspicio che quanto avvenuto lì possa essere d’esempio per tutte le altre Amministrazioni comunali. A Locri, l’Amministrazione comunale ha assunto per nomina diretta un testimone chiave per le indagini che portarono a sgominare il giro di usura. Si tratta del primo caso, in Italia, per cui un testimone di giustizia viene premiato con un posto di lavoro in un Ente pubblico».

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