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di FRANCO CRISPINI
Forse perché è favorito dallo stato d’animo natalizio che inclina al buonismo, ma proprio sembra voler prevalere un “partito dell’amore” che richiama alla concordia degli animi. Fosse vero, si dovrebbe essere tutti soddisfatti dopo la furia delle polemiche e la ventate di attacchi furibondi ai propagatori del “male”; si dovrebbe dire che il peggio è passato, che si è capito bene chi ha avvelenato i pozzi e che sono stati snidati e isolati quelli che attizzano l’odio e che quindi la campagna dell’amore può avere il suo corso. Sta avvenendo davvero questo? Davvero l’amore sta trovando posto nella politica dettata dal leader supremo deciso a farlo vincere sull’invidia e la violenza? O non è piuttosto una residua consapevolezza di aver portato il Paese, con le crociate contro il “partito della sinistra”, che unisce magistrati, giornalisti e tutta l’opposizione, sull’orlo di un rischioso scontro civile, di avere stimolato il gesto dei folli? La ricerca dei mandanti materiali e morali dell’esecrabile gesto di violenza contro il premier si è andata intensificando, e dura ancora, dando luogo soltanto a un ulteriore incanaglirsi della polemica politica. La individuazione dei responsabili morali è quella che soprattutto arroventa gli attacchi di parte berlusconiana che così pensa di rompere l’assedio che stava mettendo all’angolo il Cavaliere; avere invece in mano gli istigatori materiali diviene sempre di più una ricerca inutile e risibile in quanto risulta elementare che non se ne trovino. Per gli artefici morali ovviamente, quelli cioè che hanno montato la mano avendo da tempo scatenato una campagna di odio verso la persona del premier, non si guarda che da un solo lato da cui vi sarebbero tutti i responsabili dell’epilogo tragico. Ecco, fermiamoci proprio qui, a questo ultimo momento che è diventato una assillante caccia alle streghe, somigliando un po’, ridicolmente, a una specie di crociata maccartista contro le spie comuniste da scovare in ogni luogo dell’America. Non siamo propriamente a questo, ma l’ossessione che dovunque si manifesti un libero pensiero e un libero giudizio su tutto quello che escogita il Cavaliere, cioè su quello a cui va portando il berlusconismo, si nasconda un disegno di eliminazione fisica del capo, oramai sta prendendo pericolosamente tutta la maggioranza politica governativa, con effetti di “emulazione” e di contagio assai rischiosi tra la gente. Non c’è modo di ricordare alla vasta compagnia di quanti, da Bondì a Cicchitto si sono messi a esplorare tutti gli angoli da cui sarebbero venuti le istigazioni a “écraser” l’infame, tutte le provocazioni che si ritrovano nei discorsi del Cavaliere che tendono a infangare stampa, magistrati e oppositori di ogni genere. Tutto inutile, e inutile anche ripetere che si è trattato del gesto isolato di un povero malato di mente che ha sentito l’eccitazione che veniva dal discorso rabbioso e concitato del Cavaliere e dalle grida di scalmanati disturbatori di una manifestazione pacifica. Ora, evidentemente, e anche con un po’ di cinismo, tutto lo schieramento dei fedelissimi di Berlusconi in cui si fa a gara per andare a scovare le voci del dissenso e proporre metodi e forme per zittirle, si accorge che è una occasione buona, agitando il vittimismo ed esaltando il buonismo del Cavaliere, per scuotersi di dosso tanti mesi di imbarazzi a seguito di inefficienze governative e disavventure di ogni tipo del capo. Ma sfruttare il brutto incidente che ha sicuramente suscitato tra la gente anche non di parte una ondata di sdegno, di condanna netta e anche apprensione per lo stato fisico della persona di Berlusconi, e farlo poi per ricavarne vantaggi politici attraverso la contrapposizione a un fronte di “nemici” tutti minacciosi della incolumità del premier, è una maniera irresponsabile di innescare una guerra permanente. Di Pietro è il primo accusato e su di lui si spara apertamente, ma sembra troppo poco e perciò gli si associano quotidiani, settimanali, trasmissioni televisive, che costituiscono una rete del Male la quale vuole trionfare sul Bene: la questione non è più politico-istituzionale – poteri elettivi e giustizia -, ma metafisico-etica, Bene-Male. Da un lato vi sono anime invidiose cariche di odio verso chi incarna la sovranità popolare ed è un soggetto virtuoso che ama la gente, che gioisce a stringere mani, dall’altro vi è un concentrato di doti positive, una capacità infallibile di governare, un uomo vitale (che porta una eterna giovinezza) che ha sudato le sue immense ricchezze e non fa pesare in nessun modo il suo grande impero economico. Perché volere attentare, per eliminarlo dalla scena, a un personaggio di eccezione, unico nella storia italiana e sulla scena mondiale? Non è crudeltà volerlo fare e non è uno snaturare la lotta politica prendere questa strada dell’eliminazione fisica dell’Invincibile? Sono questi gli interrogativi che ossessionano il vasto schieramento difensivo del Cavaliere e lo spingono a tenere sempre accesa la fiamma accecante del grande bisogno di snidare gli alimentatori dell’odio verso il loro sacro e intoccabile simbolo. E’ destinata a durare ancora molto questa caccia alle streghe? Ma dove porterà, che rischi potrà produrre?

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