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di GIUSEPPE AVIGNONE
Il nuovo anno è iniziato sulla stessa falsa riga degli ultimi giorni del 2009. I mercati finanziari, infatti, hanno proseguito il trend di crescita con discrete performance senza però registrare rialzi eccessivi, lasciando diversi dubbi sull’immediato futuro. I dati macroeconomici statunitensi continuano a mostrare una ripresa congiunturale ormai in atto, anche se la forte volatilità dei dati relativi all’evoluzione del mercato immobiliare non riesce a fornire una reale fotografia del settore, principale protagonista della recessione finanziaria ed economica appena “attraversata” e ormai vicina alla sua definitiva conclusione. Infatti, se da un lato la fiducia dei consumatori e degli imprenditori continua a crescere dopo il boom di ordinativi e di vendite stagionali, dall’altro il valore degli immobili e il numero di transazioni risultano contrastanti, mostrando ancora qualche preoccupazione di troppo intorno al settore. Inoltre qualche timore proveniente dal mercato occupazionale non consente agli operatori e di conseguenza ai principali indici azionari internazionali di riprendere a correre a ritmi decisamente sostenuti. Il momento positivo attuale, quindi, può essere considerato temporaneo e soprattutto soggetto a rapidi capovolgimenti di direzione e di conseguenza ad un elevato grado di volatilità. Anche il movimento del cambio euro/dollaro sembra confermare l’incertezza presente sui mercati: il movimento all’interno di un range stretto (1.42-1.45) in conseguenza di dati macro alternativamente positivi e negativi è la dimostrazione di un equilibrio piuttosto labile e della mancanza di certezze da “cavalcare” per trader ed operatori di mercato. Dal Vecchio Continente, inoltre, non giungono segnali confortanti e il rinnovato richiamo della Ue alla Grecia e la possibile richiesta di un piano di salvataggio aggressivo potrebbero penalizzare gli umori di borsa. Pertanto, al di là del movimento moderatamente positivo dei mercati azionari sembra difficile fare previsioni accurate per il trimestre appena iniziato, in considerazione di elementi esogeni sempre pronti a modificare il quadro generale. Se poi si considera quanto accaduto l’anno scorso nei primi mesi dell’anno – ribassi del 20/30% fino al mese di marzo e un successivo rally che ha spinto gli indici azionari a concludere l’anno con un +20% circa – si può comprendere come spesso alcuni segnali iniziali risultino fuorvianti e soprattutto ingannevoli.

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