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«La provocazione di Rosarno è stata fatta di proposito per deviare l’attenzione dai fatti di Reggio Calabria». Lo dice Angela Napoli, parlamentare del Pdl e componente della commissione Antimafia.
«Per quanto riguarda la bomba a Reggio Calabria e la vicenda di Rosarno, intravedo la mano della ‘ndrangheta – ha detto la Napoli intervistata da Art.21 – è molto strano che tali reazioni siano state suscitate in un giorno particolare e proprio mentre era in corso a Reggio Calabria il vertice del Consiglio Nazionale sull’Ordine Pubblico e la Sicurezza. Non dimentichiamo che le reazioni di Rosarno sono nate a seguito di un attentato, anche se non propriamente tale, ad opera di giovinastri a bordo di una macchina, dei quali non si sa se appartengono al gruppo dei rosarnesi arrestati tra i quali c’è un certo Andrea Fortugno, già noto alle forze dell’Ordine e già arrestato, nei confronti della cui liberazione abbiamo visto gli striscioni in bella mostra davanti alle telecamere, ma che è legato ad una delle più importanti cosche di Rosarno».
«La lettura che io ho dato a questa vicenda – ribadisce – è che la provocazione di Rosarno è stata fatta di proposito per deviare l’attenzione dai fatti di Reggio Calabria».
«La ‘ndrangheta – prosegue – non ha colorazione politica e tende ad andare verso chi vince. Rosarno è attualmente senza politica perchè è solo una delle cinque città commissariate dell’area, i cui consigli comunali sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Rosarno però registra la maggiore concentrazione di immigrati utilizzati per il lavoro nero e inoltre era già stata teatro di episodi di scontro, quindi era un espediente facilmente individuabile alla luce delle vicende precedenti… Noi abbiamo il Consiglio Regionale più inquisito d’Italia e non c’è stata alcuna attività giudiziaria tale da contrastare questi inquisiti, né una volontà politica ad allontanarli dalle aule regionali».
«L’unico caso è stato quello di Domenico Crea – aggiunge Napoli – ma semplicemente perchè arrestato, anche il consigliere Enzo Sculco, come se nulla fosse, continua a sedere nel consiglio regionale che ha approvato un ordine del giorno per attivare la legalità all’interno del Consiglio pulendosi così l’animo. In realtà la collusione della ‘ndrangheta nel Consiglio regionale calabrese è radicata e lo è anche negli enti locali, perchè la criminalità tende a permanere dove si decide, dove si programma e dove c’è sentore di vittoria».

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