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di MATTEO COSENZALasciamo al fervore del Tg3 gli aggettivi roboanti, “storico” su tutti, per definire la riunione del Consiglio dei ministri di oggi a Reggio Calabria ea tteniamoci a un clima di attesa fiduciosa delle scelte che da essa scaturiranno. Sconfiggere la ’ndrangheta è una priorità assoluta ma prima di darla per vinta ci vuole ben altro che annunci e desideri. Il cancro è antico, articolato e profondo, ha inquinato la vita di una comunità spesso corrompendone l’integrità morale e alimentando una cultura dell’illegalità come condizione irrinunciabile della vita collettiva.
Ha fatto bene Berlusconi a decidere di venire finalmente con il massimo della rappresentatività in Calabria. Ci auguriamo che non sia stato preminente l’interesse della campagna elettorale: uno spot per Scopelliti sarebbe fuori luogo in un frangente così drammatico. Il sospetto c’è, ma oggi è opportuno metterlo da parte. Arriva il Governo, presenta un piano di lotta alla ‘ndrangheta e annuncia di voler lanciare l’affondo decisivo in questa meritoria battaglia: i calabresi onesti, a qualunque area politica appartengano, non possono non esserne felici. Per anni, e con tutti i governi, la Calabria è stata vittima della disattenzione nazionale mentre si denunciavano carenze di uomini e mezzi nella magistratura, nella polizia, nell’arma dei carabinieri e negli altri corpi dello Stato impegnati nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Denunce che si sono ripetute anche di recente fino alla bomba esplosa a Reggio contro la Procura generale a cui finalmente sono seguiti annunci di rinforzi. Molto è stato fatto in questi anni come una miriade di operazioni ha dimostrato: arresti eccellenti, sequestri, bande sgominate. E i meriti vanno soprattutto agli uomini che hanno profuso intelligenza, lavoro e coraggio in questa azione. Purtroppo questa intensa attività non ha debellato il cancro che risulta più invasivo che mai. Si dice che le intimidazioni di questi giorni sarebbero il risultato dei colpi subiti dalla ‘ndrangheta. Sarà, ma un po’ di cautela non guasta. Gli uomini incappucciati sotto la casa del pm Bruni a Crotone o le minacce di morte al nostro cronista Michele Albanese nella Piana sono episodi piccoli ma significativi. Si pensi alla beffa dell’auto imbottita di armi ed esplosivi in occasione della visita del presidente Napolitano, alle lettere con proiettili ai magistrati, alle due auto al giorno che vengono bruciate o fatte esplodere a Reggio, alla capillare presenza del racket, alla longa manus degli uomini delle ‘ndrine che controllano interi pezzi di territorio.
Sì, occorre un impegno straordinario per ripristinare il primato dello Stato in questa terra e per affermare non astrattamente il principio della legalità. Per questo, alla vigilia di questo appuntamento così rilevante pensiamo che sia necessario far prevalere la fiducia che finalmente qualcosa cambi e che la presenza del Governo nazionale al gran completo rappresenti un momento di svolta. Benvenuto presidente.

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