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di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – Erano ansiosi di conoscere quale fosse il posto. «E’ una sensazione», dice un investigatore.
Ma in quelle telefonate traspariva una certa preoccupazione.
Nel mese di dicembre del 2008 la procura di Salerno aveva disposto una perquisizione in alcuni terreni, nell’immediata periferia della città di Potenza, di proprietà della ditta Spix, una società per cui aveva lavorato, anche se per poco tempo, Danilo Restivo, una delle ultime, forse l’ultima persona che ha incontrato Elisa Claps ancora viva la mattina del 12 settembre del 1993.
L’atto che disponeva la perquisizione era stato notificato all’avvocato della famiglia Restivo quella mattina, ma non riportava il luogo in cui si sarebbe svolta.
Le telefonate, da quel momento in poi, in quel giovedì di metà dicembre del 2008, diventano frequenti.
«Una quindicina nel corso della giornata», conferma un investigatore.
Tutte, sembra, per sapere quale fosse il luogo della perquisizione. Poi, una volta comunicato il luogo, non ci sono state più chiamate. Tranne una, l’ultima della giornata, per un aggiornamento con l’avvocato.
Inutilizzabile ai fini processuali. Perché le intercettazioni tra avvocato e cliente non possono entrare nei processi.
La perquisizione andò male. Con esito negativo, come usano dire gli investigatori. E il proprietario dei terreni, il lunedì successivo, si sfogò nel corso della trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”, affermando la sua totale estraneità ai fatti. Aveva ragione.
Il corpo di Elisa nei terreni della Spix non c’era.
Era nel sottotetto della chiesa della Trinità. Le telefonate intercettate in quella giornata, invece, furono giudicate importantissime.
Finirono poi in un’informativa firmata dal capo della Squadra mobile di Potenza, il vicequestore Barbara Strappato, e inviata alla procura di Salerno.
Ora gli investigatori stanno rileggendo quelle telefonate, nella speranza di trovare qualche riferimento alla Chiesa della Ss. Trinità.
f.amendolara@luedi.it

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