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«Se guardiamo dentro la nostra Chiesa, ci accorgiamo di come spesso usiamo linguaggi che non comunicano di fronte a forme di pseudo-misticismo che rasentano il fanatismo, forme di religiosità ambigue e fatte di esteriorità talora esasperante che bloccano ogni proposta di cambiamento: certe feste religiose c’è da chiedersi se non siano più pagane che cristiane».
E’ quanto dichiarato dal vescovo di Vibo Valentia Luigi Renzo (in foto), in un’intervista al Giornale. Il presule aveva chiesto in una lettera ai parroci di lasciar fuori i boss dalle manifestazioni religiose. In merito alla cerimonia dell’Affruntata sospesa a Sant’Onofrio, nel vibonese, dopo i colpi di pistola esplosi contro il cancello del priore, «mi sono subito messo in contatto col priore della confraternita per capire bene, ma poi ho consigliato di denunciare tutto ai carabinieri», racconta il vescovo, che ribadisce il suo «basta a tutto quello che non è sacro». Sulla vicenda interviene anche il vescovo di Locri Giuseppe Morosini. «L’avevo detto: la Chiesa è stata a volte troppo timida di fronte alla mafia; ci vogliono scelte coraggiose», dichiara in un’intervista a Repubblica. «Purtroppo alcune volte dobbiamo combattere contro una religiosità fatta solo di tradizioni e di usanze, ma senza contenuti di valori veramente cristiani», dice il monsignore. «Non servono le battaglie sulla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici, se poi non si vivono i valori il simbolo rappresenta».

IL PREFETTO LATELLA
«L’ordine pubblico lo manteniamo noi e non le cosche. Per quanto ci riguarda non c’erano problemi». A dirlo è stato il prefetto di Vibo Valentia, Luisa Latella, in merito alla sospensione della processione dell’Affruntata a Sant’Onofrio dopo l’intimidazione subita dal priore della confraternita che la organizza per il suo no alle infiltrazioni delle cosche. «Le regole per la partecipazione a queste iniziative – ha aggiunto il Prefetto – ci sono già da tempo e valgono per tutte le parrochie, tant’è che domenica l’Affruntata si è svolta in altre realtà della provincia, compresa Vibo Valentia. Per quanto riguarda gli aspetti religiosi, ovviamente, è il Vescovo con i suoi collaboratori che decide».
«Per noi – ha sostenuto il Prefetto – l’ordine pubblico si poteva e si può mantenere».

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