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di Salavtore Santoro
POTENZA – Trenta consiglieri eletti. Alcuni per il rotto della cuffia. Altri solo grazie alle dimissioni dei parlamentari (che arriveranno). Qualcuno invece ha sbancato e ha preso più voti di tutti: Marcello Pittella. Il lauriota, minore della dinastia dei Pittella ha superato abbondantemente quota 11 mila preferenze. Si pensava potesse dire la “sua” per vincere la corsa sugli altri candidati del Pdl ma nessuno sinceramente credeva potesse addirittura staccare di oltre 3000 preferenze (quanto è il totale dei voti raccolti dal secondo consigliere del Pdl) il big dal brutto carattere Vincenzo Folino.
Il conteggio delle schede alla fine invece, ha fotografato un successo per Marcello Pittella senza storie per gli avversari. In quel pomeriggio del 29 marzo scorso, i supporter pittelliani a mo di sfottò inviavano sms agli amici – avversari di partito “solo la targa potete guardare”. Il “derby” con i foliniani era vinto. Tutti e due eletti consiglieri regionali. Non uno di più dell’altro però. Da Marcello Pittella a Giannino Romaniello a Ernesto Navazio a Franco Mattia fino all’ultimo degli eletti sono pari per legge: consiglieri regionali con gli stessi diritti, gli stessi doveri e lo stesso trattamentoi economico. Certo la prova di forza elettorale rimane. Pittella ha dalla sua un consenso elettorale grande. Che del resto si era palesato in tutta la sua consistenza già nelle seconde Primarie del Pd di Basilicata quando Salvatore Adduce pur terzo assoluto (e penalizzato dalla sua Matera) nella provincia di Potenza invece ottenne più voti di tutti. Più del vincitore Roberto Speranza e dell’allora segretario in carica e potentino doc Erminio Restaino.
Adduce poteva contare nel Potentino del supporto di Vito De Dilippo e dei Pittella oltre che di Luongo. Alla fine però non bastò per far vincere Adduce ma determinò un risultato che subito si disse difficile da gestire. Nessuno dei tre allora candidati alla leadership del Partito democratico lucano superò nemmeno il 40 per cento. Alla fine prevalse la logica di incoronare il più votato per una manciata di preferenze ma con l’impegno della condivisione delle scelte. Insomma un solo segretario regionale ma una regia decisionale sintesi di tutte e tre le correnti. Non facile il compito del giovane Speranza. Far sentire ai suoi il primato della leadership del partito, ma allo stesso tempo “tutelare” le due minoranze in virtù di un patto d’onore. E in questi casi le minoranze di partito sono una sorta di “riserva” speciale a cui è vietato “dare schiaffi”.
Tutto questo per arrivare alla futura composizione della giunta e alla scelta dei due assessori democratici. Logica “popolare” vorrebbe che Pittella primo eletto fosse assessore. Così come con lo stesso ragionamento anche il materano Luca Braia in virtù di primo dei materani dovrebbe sedere al fianco di De Filippo in consiglio regionale. Ma non sarà così. Né per l’uno e né per l’altro. L’assessore potentino sarà Erminio Restaino che come voti si è classificato quarto del Pd della Provincia di Potenza dietro Pittella, Folino e anche Robortella. Ma Restaino è la punta avanzata in consiglio regionale della corrente di Franceschini che rinunciò al ballottaggio finale nello scorso congresso regionale consacrando la vittoria di Speranza con un turno di anticipo. L’altro assessore dovrebbe essere Santochirico. Non il primo a Matera ma quello che sposò la causa di Bersani – Speranza a differenza di Antezza (sponsor e cognata di Luca Braia) che era per Restaino – Franceschini. Impossibile ragionare per due assessori espressione della corrente di minoranza senza contare che gli speranziani in virtù del comando qualcosa pretendono.
Rimane fuori la corrente Bersani – Adduce dalla giunta che è quella di Pittella appunto. Ma De Filippo è della stessa corrente e anche lo stesso Adduce neo sindaco di Matera. Il bilancino degli equilibri dice questo. Altre ipotesi rischierebbero di spezzare il fronte interno al Pd che finora dal congresso a oggi ha tenuto. Anzi ha stravinto le regionali e vinto al comune di Matera.
Ma i sostenitori di Pittella sono in guerra: le poste elettroniche sono soffocate di mail e lettere di protesta. Il ragionamento popolare poco si allinea a quello delle segreterie politiche. Molti si appellano a De Filippo che con i Pittella è legato da amicizia e rispetto sincero. Ma il governatore deve rispettare gli impegni di partito e pensare alla tenuta della coalizione. Non si sfugge.
C’è anche un’altra considerazione. Il 29 marzo si è votato per il consiglio regionale non per la giunta. Chi ha votato Pittella (nella Basilicata sud ma anche in tutti gli altri comuni della Provincia) lo ha catapultato consigliere regionale. Nessuno scandalo: Marcello Pittella è consigliere regionale e forte del consenso sarà il capo di tutti i consiglieri del Pd. Sarà assessore prima della fine della legislatura che inizia. Ma non ora. Per memoria: 5 anni fa il primo degli eletti della Margherita, Roberto Falotico fu assessore solo al secondo giro. Allora assessore fu nominato Chiurazzi per i diellini. Lo Stesso per i Ds: Bubbico primo (che già pensava al Parlamento) non ottenne deleghe. E anche gli ex udeurrini scelsero Gaetano Fierro (che addirittura era candidato nel listino) e non il più votato Luigi Scaglione. Nella politica accade anche questo così come nei ministeri spesso non siedono quelli che hanno ottenuto matematicamente più voti di tutti.

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