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Sono due gli arrestati che rispondono dell’accusa di strage in relazione all’agguato compiuto il 25 giugno del 2009 su un campo di calcetto a Crotone nel quale fu ucciso Gabriele Marrazzo, di 35 anni, e rimasero ferite altre nove persone tra le quali Domenico Gabriele, il bambino di 11 anni morto dopo tre mesi di coma. Si tratta di Andrea Tornicchio, di 20 anni, e Vincenzo Dattolo, di 26, entrambi ritenuti elementi di spicco del clan Tornicchio. I carabinieri del comando provinciale di Crotone hanno eseguito altre cinque ordinanze di custodia cautelare, con le accuse a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga e armi, a carico di altrettante persone affiliate al clan Tornicchio tutte già detenute nell’ambito dell’indagine ‘Apocalypse now’.
Si tratta di Francesco Tornicchio, il 31enne ritenuto a capo del sodalizio, Luigi Tornicchio, di 33 anni, Carolina Amodeo, 52 anni, madre dei Tornicchio, Piero Maneli, 21 anni, e Francesco Benincasa, 46 anni.
Un altro provvedimento restrittivo per le medisime accuse è stato notificato ad un minore, accompagnato presso un centro di accoglienza a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Andrea Tornicchio, in particolare, è fratello di colui che gli inquirenti considerano il capo cosca, Francesco, di 31 anni, detenuto dalla fine del 2008. Andrea, secondo gli inquirenti, in questo periodo, nonostante la giovane età, avrebbe svolto il ruolo di reggente della cosca. La Dda di Catanzaro ha contestato ai due il reato di strage anche sulla base della perizia balistica effettuata da Paolo Romanini (il quale ha lavorato anche per il caso dell’omicidio di Marta Russo) che ha concluso sostenendo che chi aveva sparato lo aveva fatto nella piena consapevolezza di poter uccidere un numero imprecisato di persone.
Nell’agguato furono sparati cinque colpi di fucile fucile caricato a pallettoni. Andrea Tornicchio e Vincenzo Dattolo sono considerati gli ideatori e coloro che hanno messo in pratica l’agguato. La loro presenza sul luogo della strage, secondo quanto si è appreso, è emersa anche dai riscontri dei tabulati dei loro telefoni cellulari che li collocherebbero nella zona della sparatoria all’ora in cui avvenne. Agli arrestati è stato notificato anche l’avviso di conclusione indagini che riguarda 28 persone accusate, a vario titolo di associazione mafiosa, furto, ricettazione, estorsione, porto e detenzione di armi, spaccio di droga, rapina. Nell’avviso, il reato di strage viene ipotizzato anche nei confronti di Francesco Tornicchio quale mandante. Tra gli indagati dell’inchiesta figurano anche quattro imprenditori accusati di favoreggiamento in quanto avrebbero negato le estorsioni alle quali erano sottoposti dalla cosca.
Secondo le indagini l’agguato era stato deciso per «risolvere» alcuni contrasti interni alla cosca Tornicchio di Crotone. L’obiettivo dei sicari, infatti, era Gabriele Marrazzo, di 35 anni, ucciso nell’agguato, ritenuto dagli inquirenti come un affiliato alla cosca dei Tornicchio per conto della quale avrebbe commesso una serie di estorsioni.
Probabilmente l’uomo, rientrato da un anno dalla Germania dove era emigrato, stava cercando di assumere un ruolo di maggiore importanza all’interno della cosca e per questo fu deciso di ucciderlo.
I provvedimenti notificati stamani costituiscono la prosecuzione delle indagini che il 25 settembre scorso portarono all’arresto di 14 presunti affiliati alla cosca Tornicchio, tra i quali vi sono i sette raggiunti oggi dal nuovo provvedimento. L’operazione di settembre aveva portato all’identificazione dei presunti responsabili dell’omicidio di Michele Masucci, un operaio di 34 anni ucciso il 29 novembre del 2007 a Strongoli con alcuni colpi di fucile alla testa mentre si trovava al lavoro nello stabilimento dell’azienda Biomasse Italia. Anche in quel caso, secondo quanto emerso dalle indagini, il movente sarebbe stato un contrasto all’interno della cosca Tornicchio. Il clan, secondo l’accusa è dedito alle rapine, ai danneggiamenti, alle estorsioni ed al traffico di armi e droga. La cosca Tornicchio opera nell’area di Cantorato, al confine tra i comuni di Crotone, Strongoli e Rocca di Neto ed è strettamente legata alla cosca Giglio di Strongoli da cui sostanzialmente deriva.

REAZIONI

I genitori di Domenico Gabriele
«Ringrazio le forze dell’ordine, che ci sono state vicine anche con umanità». E’ stato questo il primo commento di Francesca Gabriele, la mamma del piccolo Domenico, la cui notizia gli è stata comunicata per telefono questa mattina presto, dal maggiore Luigi Di Santo, comandante del reparto operativo dell’Arma che ha svolto le indagini sul delitto.
«Tutti chiamano al telefono – ha aggiunto la donna – vengono a casa contenti perchè iniziano a credere nella giustizia. Anche io ci credo, l’ho sempre fatto, anche nei peggiori momenti di scoraggiamento, ma avrò pace soltanto dopo il processo, quando sentirò la sentenza di condanna. La giustizia deve essere fatta fino in fondo, mio figlio deve avere giustizia». Sulla stessa scia anche il papà di Domenico, Giovanni Gabriele: «Ora continuiamo con più coraggio ad aspettare giustizia, la condanna di chi ha sparato. Intanto diciamo grazie alle forze dell’ordine e ribadiamo che ci costituiremo parte civile».

Il ministro della Giustizia, Alfano
«Mi auguro che con gli otto arresti di oggi siano stati assicurati alla giustizia i presunti assassini del piccolo Domenico, la cui vita è stata spezzata a soli 11 anni da killer di ‘ndrangheta che, per portare a termine il loro fine omicida, non hanno esitato a fare fuoco anche su un bimbo che giocava a pallone». A dirlo è il ministro della Giustizia Angelino Alfano.
«Esprimo apprezzamento – conclude il Guardasigilli – per il lavoro dei magistrati della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che hanno seguito con costanza e professionalità un’inchiesta così delicata e difficile, nonchè per l’operato dei Carabinieri del comando provinciale di Crotone che hanno portato a termine con successo l’operazione».

Il magistrato Sandro Dolce
«Lo Stato, oggi, ha dato la dovuta risposta a quella che ritengo sia stata la più cruenta azione criminale condotta dalla ‘ndrangheta, quanto meno nel crotonese». Questo il commento di Sandro Dolce, il magistrato che ha coordinato le indagini che hanno portato all’identificazione dei presunti autori dell’agguato compiuto su un campo di calcetto a Crotone nel quale morì anche un bambino di 11 anni. «Mi rendo conto – ha aggiunto Dolce – che è una risposta che non può minimamente lenire il grande dolore dei genitori, ma è la risposta che lo Stato doveva a questa famiglia alla quale va il mio pensiero»

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