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dall’inviato
FABIO AMENDOLARA
MONTEMURRO – «O mi dai dei soldi oppure dico a mio padre quello che mi hai fatto». Gli investigatori la chiamano «testimonianza de relato». E’ una notizia appresa in modo indiretto. Settimio, il fratello di Ottavia De Luise – la bambina di Montemurro scomparsa 35 anni fa sulla vecchia strada che porta ad Armento – disse ai carabinieri quello che aveva sentito dire su un autobus. Due ragazzi parlavano di sua sorella. E del «viggianese», così chiamavano in paese Peppino Alberti. Prima di morire fu indagato per «atti di libidine» e prosciolto perché mancava la querela della famiglia di Ottavia.
La storia del viggianese, che secondo i testimoni molestava la bambina in cambio di soldi, è racchiusa in un rapporto giudiziario dell’epoca. Fu proprio Ottavia, poi, a dire alla cugina che quel pomeriggio doveva incontrarlo. A una donna che stava rientrando dalla campagna e che, forse, è l’ultima persona che l’ha incontrata disse, invece, che doveva arrivare alla masseria dei Rotundo. Doveva avvisarli perché qualcuno aveva dimenticato i rubinetti aperti e l’acqua stava allagando la loro abitazione in paese. «Una bugia», secondo i carabinieri. Perché i Rotundo smentirono. E dissero di non aver visto Ottavia quel giorno. Le ricerche però ripartono, 35 anni dopo, proprio dalla masseria dei Rotundo. Da quel fienile, a due passi dalla chiesa del Carmine. Sulla vecchia via per Armento. E’ il posto in cui Ottavia è stata vista l’ultima volta. Nel pozzo, l’altra sera, la polizia scientifica ha trovato qualcosa di interessante. Dei «frammenti» che sono stati repertati. «Erano lunghi due o tre centimetri – dice al Quotidiano una fonte che era presente al momento del recupero rei reperti – e sembravano schegge di ossa». Sarà un anatomopatologo del’’Ospedale San Carlo di Potenza a stabilire la natura di quelle ossa. La polizia scientifica ha invece trattenuto la melma che ricopriva la base del pozzo. Anche lì potrebbero esserci tracce utili.
Ma chi ha portato gli investigatori sui terreni dei Rotundo?
«Una lettera anonima che qualcuno ha fatto arrivare un paio di anni fa al fratello di Ottavia», svela un investigatore. Veniva invitata la famiglia a non cercare più la bambina poiché «era stata violentata, uccisa e nascosta». Perché proprio nei terreni dei Rotundo? E da chi è stata uccisa Ottavia? Nella lettera viene descritta una persona anziana che, in punto di morte, aveva deciso di liberarsi la coscienza. Parlava di suo figlio, indicandolo come l’assassino. «Calunnie», dicono i conoscenti della famiglia Rotundo. Perché «quel figlio» di cui si parla nella lettera è il proprietario di quei terreni. Oggi ha più di 80 anni e i parenti lo hanno portato in un posto che, rispetto alla casa che affaccia proprio sul fienile in cui la polizia sta cercando Ottavia, è molto più tranquillo. E’ un vecchietto che ha sempre vissuto del suo lavoro e che i figli adorano. L’avvocato Nicola Sacco, incaricato dai Rotundo di sovrintendere durante le ricerche nei loro terreni, dice che l’anziano «non è per nulla preoccupato». I suoi familiari hanno aperto tutte le porte dell’abitazione. Anche loro non hanno l’aria di chi ha qualcosa da nascondere. Sembrano semplicemente scocciati per l’intrusione.
Alcuni operai scavano in una letamaia. Gli agenti dell’Ert (esperti in ricerca tracce) della Scientifica vanno avanti e indietro con un georadar, un attrezzo che, attraverso onde elettromagnetiche, consente di scovare tutto ciò che è nascosto sotto terra. Il sostituto procuratore Sergio Marotta, nonostante l’abito scuro, scende nel fienile. E’ con il vicequestore aggiunto Barbara Strappato, capo della Squadra mobile di Potenza. Anche lei entra nel fienile. Sembra un posto interessante per gli investigatori. Tanto che, al suo arrivo da Bari, il professor Francesco Introna – che con il capo della mobile si è occupato dell’indagine sulla scomparsa di Ciccio e Tore, i fratellini di Gravina, e ora condivide l’inchiesta sull’omicidio di Elisa Claps – va dritto verso il fienile. Una ruspa toglie un po’ di terra. Gli investigatori controllano anche tra le fondamenta. Quel casolare e quel podere verranno setacciati palmo a palmo, anche nei prossimi giorni. Settimio guarda da lontano. Dal punto in cui venne vista Ottavia per l’ultima volta. Ora è più tranquillo. Sa che la polizia gli toglierà ogni dubbio su quella lettera anonima.
Ma verranno esaminate anche le altre? A Montemurro raccontano che nell’ufficio postale ne arrivavano tante. E che lì, non si sa bene come, qualcuno le filtrava. Ai De Luise, però, oltre a quella con la delazione sui Rotundo, ne arrivò una che indicava un certo Rubini. Un depistaggio? Lo valuteranno gli investigatori.
f.amendolara@luedi.it

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