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di FABIO AMENDOLARA
SALERNO – Quel pomeriggio è entrato in chiesa e, forse, ha fatto lo stesso percorso di Elisa. E’ andato oltre l’altare, ha fatto la prima rampa di scale, la seconda e la terza. Fino alla porta della canonica, che era chiusa. Quella sì. Lo ha detto Gildo Claps, fratello di Elisa, al sostituto procuratore di Salerno Rosa Volpe. Il verbale – che il Quotidiano ha potuto consultare in esclusiva – è del 15 aprile. La versione di Gildo è rimasta quella di 17 anni fa. Anche se, forse troppo in fretta, dopo il ritrovamento dei resti di sua sorella, alla stampa e in tv aveva detto di non essere riuscito a entrare in chiesa.
Tutti hanno pensato che don Mimì Sabia, il parroco della Trinità che è morto ultraottantenne due anni fa, partito per Fiuggi quel pomeriggio, non glielo avesse permesso. Non è così.
E, soprattutto, come il Quotidiano può dimostrare, la chiesa non è rimasta chiusa quel 12 settembre del 1993. Quella sera un giovane sacerdote, don Pierluigi Vignola, oggi cappellano della polizia di Stato, celebrò la messa. Il pomeriggio – c’è chi sostiene alle tre, Gildo ricorda che era dopo le cinque – il portone della Trinità fu aperto per consentire le ricerche.
«Don Mimì quel pomeriggio era già a Fiuggi per le terme che gli erano state prescritte tempo prima, come conferma la ricetta medica che abbiamo trovato», dice un investigatore.
Alcune voci su una partenza il giorno successivo, invece, sono in fase di approfondimento.
Gildo entrò in chiesa tra le 17.30 e le 18. Era con altre quattro o cinque persone. «Ricordo – dice Gildo al magistrato – che ci aprì Tommaso Marcantonio. Rimase con noi per tutto il tempo delle ricerche. Io andai subito a vedere dietro l’altare. Poi verso la porta della canonica, ma era chiusa».
Qui i suoi ricordi si fanno confusi. Dopo 17 anni è comprensibile. «Chiesi che l’aprissero», verbalizza Gildo. Non ricorda però con precisione quale fu la risposta. Forse non erano autorizzati ad aprire quella stanza in assenza di don Mimì?
C’è un’altra versione. Gabriella Vignola è una sorella di don Pierluigi. Anche lei è stata sentita. Ma qualche giorno prima di Gildo.
«Lei ricorda che Gildo è entrato in chiesa alle tre del pomeriggio», dice un fonte che ha avuto modo di sentirla.
Lo ricorda perché fu lei «ad aprire al fratello di Elisa». E’ questo che avrebbe verbalizzato. I fatti, secondo quest’altra versione, sarebbero andati più o meno così. Gabriella era a casa, quando ha ricevuto la telefonata di qualcuno che l’invitava a raggiungere la chiesa della Trinità. Le dissero che dovevano cercare Elisa Claps. Lei prese le chiavi che le aveva consegnato sua sorella, all’epoca presidente del centro Newman, e andò ad aprire. Ricorda che Gildo era con un uomo. Uno solo. Forse un poliziotto.
Lei non avrebbe preso parte alle ricerche che, comunque, non durarono molto. Le due versioni in parte non combaciano. Aiutano però a far luce sulle ore immediatamente successive alla scomparsa. E la canonica? Era davvero chiusa? Anche su questo particolare ci sono più versioni. Certo è che Gildo quel giorno ricorda di non essere salito nel sottotetto. «Mai salito sopra», dice al magistrato. Lo dice anche il suo investigatore privato. Si chiama Marco Gallo, è di Salerno, e segue il caso fin dal mese di ottobre del 1995. «Per tre volte – ha detto qualche giorno fa a un giornalista del Corriere del Mezzogiorno – ho cercato di ispezionare il sottotetto della chiesa della Trinità, dove poi il corpo della ragazza è stato ritrovato, ma non mi è stato mai consentito dal vecchio parroco». Perché? Perché lasciare le chiavi della chiesa e impedire l’accesso al sottotetto? Questo aspetto è ancora poco chiaro.
f.amendolara@luedi.it

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