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di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – Sostenne che don Mimì l’aveva allontanato. Forse perché era insistente con le ragazze. «Fortunatamente», disse Danilo Restivo agli investigatori in una fase in cui ancora non era sospettato per la scomparsa di Elisa Claps, un altro sacerdote gli stette vicino: don Pasquale Zuardi, parroco della Chiesa di Santa Croce ed economo della diocesi, «l’unica persona – sono le parole di Danilo – con cui mi sono confidato e che riceve ancora le mie confidenze e mi sostiene psicologicamente». Don Pasquale – che il Quotidiano ha provato inutilmente a contattare ieri pomeriggio – sembra che non confermi questo particolare. O, almeno, è quello che ha detto ad alcune persone che gli sono vicine. Lui avrebbe visto Danilo l’ultima volta per la prima comunione.
Ma perché Restivo riferisce questo particolare?
Che don Mimì Sabia, il parroco della chiesa della Trinità morto ultraottantenne due anni fa, avesse allontanato Danilo non lo escludono, invece, i soci del centro Newman. Rocco Galasso, presidente dell’associazione che ha sede nei locali della chiesa, dice: «Dopo un approccio iniziale nel 1988, soprattutto per le attività ludiche del centro, ci fu una fase di distacco». Fu una scelta di Danilo? «Ricordo che ci furono delle lamentele – dice Galasso – e, per questo, veniva tenuto d’occhio». Nel centro Newman c’è chi sostiene che Danilo aveva atteggiamenti equivoci. E lo ha anche detto alla polizia. C’è anche chi parla di una discussione tra Danilo e don Mimì. Dice Galasso: «Io non posso dirlo con certezza, ma è possibile che don Mimì abbia raccolto delle confidenze da qualcuno su questi atteggiamenti di Danilo». Forse dopo un incontro in chiesa, durante il quale Danilo cercò di restare da solo con una ragazza? «Non so se don Mimì l’avesse saputo – sostiene Galasso – ma, conoscendolo, ritengo che un episodio così avrebbe potuto portare a conseguenze di quel tipo». E’ certo, però, che Danilo venisse considerato un tipo strano. Lo testimoniano anche le fotografie mostrate ieri sera dalla trasmissione Rai “Chi l’ha visto?” e che ricordano tanto un video di Rudi Guede, l’ivoriano accusato dell’omicidio di Meredith Kercher a Perugia.
Danilo – che, secondo i cronisti guidati da Federica Sciarelli, è nei locali del centro Newman – mostra un coltello con la lama di alcuni centimetri. E mentre se lo punta alla gola sfoggia un sadico sorriso. Basta per fare di lui un assassino? Certamente no. Sarebbe bastato, però, a far saltare i nervi a don Mimì. Li fa saltare anche a Galasso che sbotta: «E’ l’ennesima trovata sensazionalistica di “Chi l’ha visto?” Quelli che si vedono nella foto non sono i locali del centro Newman. Siamo disgustati e prenderemo provvedimenti».
Al centro Newman Danilo non lo ricordano così. «Quando veniva da noi – dice Galasso – non aveva i capelli così lunghi. Non mi sembra una foto del 1993». «Cosa cambia – dice Gildo Claps – se è il centro Newman o meno quello nella foto? Che Danilo frequentasse il centro Newman è certo. Mi sembra strana anche questa corsa alla precisazione».
Ma fino a che anno Danilo ha frequentato il centro? E la chiesa? Perché c’è chi sostiene che della Trinità Danilo aveva anche le chiavi. Un testimone, pochi giorni dopo il ritrovamento dei resti di Elisa nel sottotetto, lo ha anche detto in Questura. E’ un elemento, questo delle chiavi, che nel corso dell’indagine fatta all’epoca della scomparsa non era emerso. Danilo, come tanti altri fedeli, dava una mano per le attività della parrocchia. E a fine serata, ogni tanto, chiudeva le porte della chiesa.
Ora bisogna stabilire se sia stato allontanato prima del 1993. Le chiavi, hanno accertato gli investigatori, erano nella cassetta di un contatore per l’energia elettrica. Chiunque, quindi, avrebbe potuto prenderle. Anche l’assassino.

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