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di VINCENZO FALCONE
Almeno tre sono le cause che determinano la scarsa qualità delle prestazioni e dei servizi sanitari in Calabria e che spingono i cittadini calabresi a scappare in altre regioni alle quali la Calabria è costretta a rimborsare, annualmente, una cifra che si aggira intorno ai duecentocinquanta milioni di euro all’anno e che costituisce la causa principale del deficit sanitario ragionale: la cattiva politica, il basso livello di management e la mancanza di messa in rete dell’intero sistema sanitario regionale (sanità intelligente). Le prime due cause sono così note che non c’è bisogno di particolari approfondimenti, se non di rimarcare che fare clientela sulla salute o affidare la gestione dei servizi a persone incompetenti, incapaci o non all’altezza, è un malaffare che va combattuto a tutti i livelli. E se si vogliono risolvere, immediatamente, questi problemi occorre che la “buona politica” istituisca da subito, presso le competenti sedi regionali, una Struttura di secondo livello, sul controllo qualitativo e quantitativo della spesa sanitaria, sotto forma di nucleo ispettivo indipendente e interdisciplinare, come praticato in altre regioni d’Italia e in altri territori dell’Unione europea, capace di monitorare quotidianamente l’efficacia e l’efficienza dei servizi erogati rispetto a livelli standard che soddisfino i bisogni dei cittadini. Cosa chiede la gente al servizio sanitario, se non di essere meglio trattata e considerata nelle strutture di ricovero, durante la degenza, e di poter ricevere un’assistenza domiciliare, possibilmente, integrata e di qualità per evitare di alimentare, molte volte, dei ricoveri impropri che tanto costano al servizio sanitario regionale (basti pensare che il costo medio di degenza giornaliera si aggira intorno ai cinquecento euro)? Queste brevi considerazioni si collegano al punto più importante della questione che vogliamo trattare in questa sede e che riguarda la sanità in rete o la sanità “intelligente” che costituisce il vero strumento di cambiamento nelle performance di un servizio complesso che coinvolge una soggettualità plurima e diversificata. Naturalmente, si tratta di un processo lento ma assolutamente necessario e indispensabile se si vogliono coniugare migliore qualità e minori costi nella erogazione delle prestazioni e dei servizi sanitari. Le buone pratiche internazionali ci dimostrano il ruolo strategico della sanità in rete che potrebbe risolvere la maggior parte dei gravi problemi che affligge la sanità calabrese. Informatizzare il servizio sanitario non significa solamente velocità nel funzionamento del sistema, ma anche e prioritariamente trasparenza e controllo, verifica di efficienza e di efficacia dei servizi, migliori relazioni umane tra personale medico e paramedico e assistiti, migliore controllo nella distribuzione dei farmaci e nei ricoveri impropri, riduzione degli extra-costi causati dalla duplicazione di prestazioni specialistiche o nell’acquisto di beni e strumentazione inutili o non funzionali rispetto alle specificità delle prestazioni erogate. Bastano alcuni esempi. In Francia, ad esempio, è stata sperimentata con notevole successo l’interconnessione diretta tra ospedali, ambulatori medici, farmacie, laboratori di analisi e strutture di cura ambulatoriali che ha consentito una maggiore velocità di informazioni sui pazienti, al di là delle sedi di ricovero, un aggiornamento continuo dello stato di salute degli ammalati e una riduzione dei costi, in termini di inutili duplicazioni di prestazioni eventualmente già effettuate, in tempi compatibili con l’opportunità delle diagnosi. In Germania e in Australia, poi, è stato ridotto il problema dei costi relativamente a esami diagnostici e di laboratorio, attraverso la creazione di un rete informatica che consente al medico di accedere elettronicamente a informazioni sul paziente in modo pratico e specifico, per evitare anche errori nelle diagnosi e seguire l’ammalato con maggiore efficacia. Nel Regno Unito è attivo un canale Internet per fornire allo stesso paziente informazioni e consigli che lo aiutino a un’autogestione delle malattie meno gravi e croniche come il diabete o le cardiopatie. Chi e che cosa impedisce di avviare simili processi in Calabria visto che sono ormai passati oltre venti anni da quando si è incominciato a parlare, nella nostra regione, di Sistema informativo sanitario regionale?

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