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di LUCIA SERINO
Dici Gigi D’Alessio e pensi subito al cantante. Hanno lo stesso nome. E di omonimi ce ne saranno chissà quanti altri. E dire che il pubblico ministero Luigi ma da tutti chiamato Gigi D’Alessio di fama e consenso in Campania – a Salerno ma non solo – ne aveva già in abbondanza prima del successo del musicista partenopeo.
All’inizio degli anni Novanta – precisamente nel 1992 – Gigi D’Alessio, il cantante, ancora girava a far concertini matrimoniali lontano dai rotocalchi e dagli stadi che avrebbe riempito di lì a qualche anno. In quello stesso anno Gigi D’Alessio, il pubblico ministero, è il magistrato della seconda procura italiana, dopo Milano, ad avviare un processo per tangentopoli. Di Pietro, Greco e Colombo – con il quale il nostro ha una non tanto vaga somiglianza – avevano appena arrestato il mariuolo Mario Chiesa. La caccia alle mazzette era appena iniziata. Ma sembrava ferma a Milano. All’improvviso nelle redazioni dei giornali salernitani iniziarono a circolare le paroline magiche dell’epoca: appalti, mazzette, politica….occhio e fiuto. D’Alessio lavorava insieme ad un collega, Vito Di Nicola, altro magistrato di grande serietà, un garantista autentico. Puntarono subito su un appalto sospetto, quello della Fondovalle Calore che doveva arrivare ai piedi degli Alburni. Roba pe niente facile da sbrogliare, tra progetti, mappe, calcoli, delibere. Ma i due erano tosti. Intercettarono soldi, intercettarono gli affari e le consulenze d’oro del partito socialista che allora a Salerno aveva il vento in poppa grazie al ministro Carmelo Conte. I due pm, in coppia per mesi, per anni, iniziarono una marcia che sembrava non fermarsi mai. Decine e decine di arresti, modello Milano.
Per i cronisti partì lo stress. Giorno e notte.
Articoli quotidiani e foto che li ritraevano ad ogni spostamento ne determinarono una enorme popolarità. La cultura di quegli anni contribuì al successo. La Prima repubblica stava crollando.
Gigi D’Alessio, il cantante, non era ancora un big. Avviava i primi concerti, ristretti ai paesi della Campania. Soprattutto al napoletano. Ne fece uno a Salerno e il caso volle che i manifesti che ne annunciavano l’appuntamento fossero affissi proprio sotto il tribunale di corso Garibaldi, la “casa” di Gigi D’Alessio, il magistrato. Fu uno choc. Avvocati, cittadini, colleghi e benpensanti, tutti frastornati davanti a quella apparente poliedricità di una delle toghe più famose. Ma che fa? Si mette a cantare? Era un equivoco, molto divertente. Iniziò la fortuna del cantante che oggi ha ormai superato la fama del suo pur illustre omonimo.

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