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Si è tenuta ieri al Villaggio camping “Pizzo Greco” di Isola Capo Rizzuto, la conferenza stampa di presentazione del 32° Congresso mondiale del naturismo, in programma dall’8 al 12 settembre. All’incontro hanno preso parte il presidente della Fenait (Federazione italiana naturisti) Gianfranco Ribolzi (in foto), uno dei fondatori del camping Mario Samarotto, il vicepresidente della provincia di Crotone Gianluca Bruno, l’assessore alle attività economiche e produttive della provincia di Crotone Alessandro Carbone, l’assessore al turismo del comune di Isola Capo Rizzuto Guglielmo Liò e il responsabile dell’organizzazione del congresso Pino Greco.
In apertura della conferenza è stata data lettura del messaggio pervenuto dal deputato del Pd Elisabetta Zamparutti, firmataria della più recente proposta di legge di regolamentazione della pratica del naturismo in Italia.
L’intervento del presidente Ribolzi ha riguardato l’essenza dello spirito naturista, come filosofia di vita, fondata sul rispetto totale per se stessi e per gli altri, a partire dal proprio corpo. I naturisti sono contro le droghe, contro l’abuso di alcol e di fumo, contro la discriminazione sessuale e per il rispetto totale della donna nei rapporti interpersonali e familiari. «Per essere naturisti – ha detto Ribolzi – bisogna innanzitutto togliersi le mutande dalla testa, e poi tutto il resto. Abbandonare le sovrastrutture, i dictat imposti dalla società e ritrovare una nuova libertà, forse inconsueta, per vivere insieme in armonia». Il presidente non ha tralasciato l’aspetto commerciale della vita naturista, che con le adeguate strutture è in grado di fornire servizi e rispondere alle moderne esigenze della società: «Il naturismo non rifiuta il nuovo, anzi, abbraccia l’anima commerciale, più vicina ai giovani e al modo in cui sono cresciuti, con quei comfort che oggi un camping naturista è in grado di offrire. Ma l’imprenditore medio italiano è figlio di una cultura provinciale e deve avere qualche problema con la sessualità, se non riesce a cogliere l’enorme potenziale di sviluppo dello stile di vita naturista».
Non solo tende e roulotte, dunque, ma una vera macchina imprenditoriale. E del fronte business ha parlato Mario Samarotto, imprenditore e fondatore del camping nel 1984: «Per intraprendere un’attività come quella del camping Pizzo Greco bisogna avere la vocazione per l’investimento, come qualunque altro imprenditore, abbinata alla convinzione personale in merito al particolare stile. In genere, succede che un naturista con lo spirito imprenditoriale decida di mettere su una struttura commerciale, per rispondere a delle esigenze che sono anche personali. Per me è stato il contrario: ho fatto prima una scelta d’impresa. Poi sono diventato anch’io naturista».
Incentrato sul problema dei collegamenti territoriali e dell’anarchia che vige nelle disposizioni legislative, è stato l’intervento dell’assessore Carbone: «Pizzo Greco è un eccezione in Calabria. Per il resto siamo abituati a nascondere la testa sotto la sabbia, senza prendere posizioni ferme su questioni importanti, come quelle che riguardano lo sviluppo del territorio. Sul naturismo, ad esempio, meglio fare una legge sbagliata, sempre modificabile, piuttosto che soccombere all’incertezza del vuoto legislativo». Il vicepresidente Gianluca Bruno si è espresso in merito ai miglioramenti che andrebbero fatti sul territorio anche a livello comunicativo: «La cattiva comunicazione, o addirittura la totale assenza di informazioni impediscono di far venire fuori le cose positive che in Calabria esistono». In chiusura, l’assessore al turismo Guglielmo Liò ha portato i saluti del sindaco Carolina Girasole, assente per problemi familiari, e ha lanciato un appello alla provincia di Crotone: «Sarebbe un segnale importante emanare una delibera di consiglio congiunta tra il comune di Isola Capo Rizzuto e la provincia di Crotone, che appoggi la proposta di legge presentata in parlamento lo scorso marzo».
Il presidente Fenait, Ribolzi ha voluto sottolineare il cambiamento del fenomeno: «La società è cambiata, le cose non stanno come negli anni Sessanta, quando vivere insieme nudi significava sperimentare una nuova libertà, sulla scia del fermento culturale rivoluzionario di quegli anni. Oggi è in atto un rinnovamento culturale nel modo di vedere le cose e anche il naturismo deve sapersi adeguare, mantenendo il proprio spirito di movimento sano, naturale ed educativo. La pratica della nudità in comune promiscua, propugna un modo di vivere in armonia con la natura, il cui fine è il rispetto di stessi, del prossimo e dell’ambiente naturale. Anche il semplice nudista, cioè colui che abbraccia la pura nudità, e non il nudismo etico (naturismo), fa una scelta importante, perché decide di abbattere il tabù della copertura dei genitali, permettendo a se stesso di recuperare la propria identità, la salute psicofisica e la temperanza degli istinti. Soprattutto, sceglie di gettare, oltre ai vestiti, la maschera dell’ipocrisia. Per essere naturisti bisogna innanzitutto togliersi le mutande dalla testa, e poi tutto il resto. Abbandonare le sovrastrutture, i dictat imposti dalla società e ritrovare una nuova libertà, forse inconsueta, per vivere insieme in armonia. Resta inteso che oggi il naturismo deve avvicinarsi all’ottica commerciale, che con le sue strutture organizzate offre l’indiscutibile vantaggio della sicurezza, di tutti quei servizi di cui l’uomo moderno non può fare a meno e che un naturismo altrettanto moderno non può permettersi di demonizzare. Per fare questo c’è bisogno di imprenditori capaci di assumersi la soglia del rischio iniziale, di uscire dalla provincialità della cultura economica italiana e guardare all’Europa, a paesi come la Francia e la Croazia. Ma l’imprenditore medio italiano è figlio di quella cultura provinciale e deve avere qualche problema con la sessualità, se non riesce a cogliere l’enorme potenziale di sviluppo dello stile di vita naturista».

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