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Il Pd calabrese è retto dal commissario inviato dal segretario del partito Pier Luigi Bersani, il sen. Adriano Musi, ma oggi si è svolta ugualmente l’Assemblea regionale del partito convocata dal presidente Pino Caminiti dopo la nomina di Musi. Alla riunione, che si svolge a Vibo Valentia, secondo gli organizzatori, stanno partecipando oltre 200 persone, tra le quali i consiglieri regionali Giuseppe Bova (ex presidente dell’assemblea) e Nicola Adamo (ex capogruppo), che non si sono iscritti al gruppo del Pd alla Regione; l’europarlamentare Mario Pirillo; l’ex assessore regionale Liliana Frascà, gli ex consiglieri regionali Pietro Giamborino e Luciano Racco e amministratori di vari comuni e Enti della Regione. «Il commissariamento – ha detto Caminiti aprendo i lavori – l’avrei capito due mesi fa, quando il partito non riusciva nemmeno a convocare la direzione. Adesso è inconcepibile. E’ arrivato all’indomani di una riunione in cui erano stati presentati tre documenti che sarebbero stati discussi dall’Assemblea. Noi, però non vogliamo un braccio di ferro con il commissario. Siamo qui per discutere, fare delle proposte e cercare di uscire dalla secca». Parlando della nomina del capogruppo alla Regione, fatta giovedì scorso, Caminiti ha sostenuto che il «problema era complesso e il commissario l’ha semplificato e se l’è cavata con una semplice votazione. Ne è scaturito un capogruppo di minoranza votato da cinque consiglieri su 11. La situazione è più complicata rispetto a quanto non lo fosse ieri». «Tra le cose che sono state dette su questa assemblea – ha aggiunto – quella che mi ha colpito è che una parte ha invocato provvedimenti disciplinari. Mi ha fatto venire i brividi. Quando si invocano sanzioni, il partito comincia a non non piacermi». Caminiti, dopo avere detto che il consigliere regionale Francesco Sulla non ha potuto partecipare perchè impegnato in una manifestazione contro la ‘ndrangheta nel crotonese, ha letto un messaggio del sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini, a Shanghai per una missione istituzionale. «Il Pd – ha sostenuto Perugini – non può essere una sorta di comitato elettorale, deve essere luogo di elaborazione, condivisione e decisione».

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