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di FRANCESCO AIELLO* E VALERIA PUPO*
La Calabria è un’area a ritardo di sviluppo con bassi livelli di competitività, alta disoccupazione e basso reddito pro capite. Al contempo, dispone di un’ampia dotazione di risorse naturali ed artistiche che fanno del turismo il settore in cui la regione gode di un rilevante vantaggio competitivo. Tuttavia, tale vantaggio è solo potenziale, poiché l’offerta di servizi turistici contribuisce ancora poco alla composizione del Pil regionale. A titolo di esempio dell’attrattività turistica della Calabria, si consideri la quota, rispetto al Pil regionale, della spesa dei turisti stranieri che hanno pernottato in una struttura ricettiva. Questa quota era pari allo 0.89% nel 2004, mentre nel 2008 e 2009 è stata dello 0.64% e dello 0.59%, rispettivamente (dati Banca d’Italia). Sebbene l’ultimo biennio sia influenzato dagli effetti della crisi internazionale, questi dati segnalano l’ampiezza delle opportunità ancora non pienamente sfruttate. Ma quali sono le attuali specificità del settore turistico calabrese? In estrema sintesi si può dire che il settore è trainato dal turismo balneare, residuale è il ruolo del turismo legato agli sport invernali, mediocre è la dimensione del turismo sociale, sostenibile, enogastronomico e religioso, trascurabile è l’interesse per i piccoli borghi calabresi. Gran parte delle presenze estive è alimentata non da turisti in senso stretto, ma dal rientro di emigrati. Inoltre, il mercato del lavoro presenta molte frizioni, l’occupazione non è qualificata ed è soggetta ad un forte turnover, le imprese hanno una dimensione economica ridotta, mostrano una scarsa capacità innovativa e non hanno durature relazioni di mercato. Infine, il sistema ricettivo è ancora poco differenziato ed è geograficamente molto concentrato. La presenza dei vantaggi competitivi e le specificità del settore turistico in quanto produttore di servizi a domanda non locale, hanno giustificato nel corso del tempo l’attivazione di rilevanti politiche d’incentivazione, ponendo la crescita del settore turistico come uno dei principali obiettivi della strategia di sviluppo della Calabria. Nell’attuale periodo di programmazione 2007-2013 saranno investiti per il turismo 183,6 milioni di euro. Di questi una quota rilevante (il 30% del piano finanziario attuale o il 46% se si considera la rimodulazione del piano finanziario soggetta ad approvazione) è destinata ad “azioni per la qualificazione, il potenziamento e l’innovazione dei sistemi di ospitalità delle destinazioni turistiche regionali”. Anche in passato la riqualificazione dell’offerta ricettiva è stata un obiettivo strategico: si consideri, ad esempio, che il 60% della dotazione finanziaria del Pop Calabria 1994-99 relativa al settore turistico ha riguardato l’offerta ricettiva, dove il 30% dell’intero Pop interessava questo settore. Considerati questi dati riteniamo legittimo porsi l’interrogativo se l’offerta ricettiva agisca ancora da ostacolo allo sviluppo del settore. Prima di entrare nel merito del problema, occorre porre una questione di carattere generale, preliminare a qualsiasi analisi, ossia occorre interrogarsi sul grado di sostituibilità dell’aiuto pubblico, onde evitare di realizzare interventi che si sarebbero comunque effettuati indipendentemente dall’erogazione dei contributi. Nel caso del settore turistico calabrese, da alcune nostre ricerche si ha evidenza del fatto che, per esempio, i fondi erogati attraverso la Misura 3.1 del Pop Calabria 1994-99 sono stati utilizzati dai beneficiari per finanziare opere di riqualificazione dell’offerta ricettiva che sarebbero state in gran parte realizzate anche in assenza del finanziamento pubblico. Le risorse pubbliche hanno sostituito le risorse private e non hanno svolto alcun ruolo di addizionalità degli investimenti. Questo dato dovrebbe essere tenuto in seria considerazione nelle fasi di attuazione delle nuove politiche di incentivazione dell’offerta ricettiva. A parere di chi scrive, il vincolo di offerta relativo alla disponibilità di strutture ricettive non rappresenta il principale freno allo sviluppo del settore, mentre è cogente la difficoltà dei privati di rimuovere autonomamente il vincolo della stagionalità. Gli indici di utilizzazione mostrano che in Calabria per lunghi periodi dell’anno si ha una significativa sottoutilizzazione degli spazi adibiti alla fornitura di servizi turistici. E molto spesso non è un problema legato alla qualità delle strutture. Siamo consapevoli che tanti aspetti (trasporti, criminalità, efficiente utilizzo degli impianti di depurazione, cura dell’arredo urbano, politica dei prezzi) strettamente legati allo sviluppo del settore non possono essere qui trattati per ragioni di spazio. Tuttavia non si può non sottolineare la necessità da parte delle istituzioni di garantire le pre-condizioni dello sviluppo del settore, poiché in loro assenza è vano lo sforzo di altre politiche, quali, per esempio, quelle di marketing territoriale che la Regione Calabria ha avviato da qualche anno e di cui in questi giorni notiamo la presenza sui principali mezzi di comunicazione. Rinviando ad un altro momento l’analisi di questi aspetti, in questa nota si pone l’accento su tre indicazioni di policy che riteniamo prioritarie per promuovere il pieno utilizzo delle strutture ricettive esistenti: formazione degli addetti, diffusione di nuove tecnologie e ruolo delle istituzioni intermedie. La formazione del personale che opera nelle strutture ricettive è cruciale ai fini dell’ottenimento di posizioni competitive sui mercati turistici. Infatti, la diversificazione dell’offerta, indispensabile per ridurre la stagionalità, può essere perseguita solo in presenza di capitale umano qualificato, in grado di rispondere alle richieste di un settore che domanda sempre di più servizi individualizzati. L’indicazione di policy è che la Regione predisponga un piano dedicato alla formazione di figure professionali nel settore turistico. Evidentemente per rendere efficaci questi interventi il piano formativo non deve avere impliciti obiettivi di mera ridistribuzione del reddito, come spesso è accaduto in molte iniziative di formazione professionale attivate in Calabria. Importante è anche il ruolo che le nuove tecnologie possono svolgere a sostegno dell’efficienza e della competitività delle imprese turistiche. L’utilizzo dei servizi di rete, infatti, limita gli svantaggi legati alla ridotta dimensione aziendale ed al fatto di essere parte di una regione periferica. La rete, infatti, consente alle imprese di aumentare la loro visibilità indipendentemente dalla localizzazione dei potenziali clienti, aiuta la ricerca di nuovi canali di vendita dei prodotti turistici e stimola la creazione di circuiti tra operatori per condividere conoscenze ed esperienze. Si predisponga, pertanto, un piano regionale di massiccia informatizzazione delle imprese che operano nel settore turistico, con l’obiettivo di renderne più visibile la presenza sui mercati. Questo consentirà loro di essere inseriti in un network virtuale in cui si promuove un unico marchio, la Calabria, e si condivide un unico obiettivo, il soddisfacimento del cliente-turista. Infine, riguardo alla condivisione di una strategia di sviluppo organico del settore, è da evidenziare l’assenza di relazioni durature tra le imprese turistiche calabresi. Regna l’individuo-imprenditore, l’isolamento, la personalizzazione della funzione aziendale. Tutto ciò impedisce al settore di trarre benefici dall’azione collettiva di promozione dello stesso prodotto turistico. Su questo fronte le istituzioni intermedie potrebbero svolgere un ruolo importante la cui azione, però, in Calabria è frastagliata e separata. Si perseguono obiettivi di nicchia, non si ha una visione di insieme delle dinamiche che interessano il settore, si duplicano gli sforzi. In questo ambito il deficit di coordinamento è rilevante e l’obbligo dell’assessorato regionale al Turismo è di predisporre un programma finalizzato ad aumentare la probabilità che le istituzioni intermedie inizino a comunicare tra loro, si abituino ad usare un linguaggio comune, a predisporre comuni azioni di promozione del settore, ad individuare e perseguire obiettivi condivisi. Tre prioritarie aree di intervento – formazione, informatizzazione, coordinamento delle azioni – su cui la Regione Calabria deve fare leva per il rilancio del turismo, poiché “in rebus gerendis tarditas et procrastinatio odiosa est”.

*Economisti Unical

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