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Un’indagine interna è stata avviata dall’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza in merito alla morte della neonata deceduta nell’ospedale di Rossano dopo che la madre non era stata potuta curare in quello di Trebisacce perchè il reparto di ostetricia e ginecologia è chiuso da un anno.
A deciderlo è stato il commissario straordinario dell’Asp, Franco Maria De Rose, che nell’esprimere «profonda costernazione per quanto accaduto», intende «procedere con massimo rigore all’accertamento dei fatti». La commissione, ha reso noto la direzione dell’Asp, «avrà il compito di documentare in maniera dettagliata tutte le fasi che si sono succedute nella vicenda ed accertare eventuali responsabilità nella gestione del caso clinico da parte degli operatori sanitari afferenti alle strutture interessate».
Gli accertamenti sulla vicenda proseguono anche da parte della Procura di Rossano che ha aperto un fascicolo nonostante i genitori ed i familiari della neonata non abbiano presentato una denuncia. Una circostanza, è stato fatto rilevare in ambienti giudiziari, che non è ostativo all’apertura di un fascicolo da parte della Procura che procede così d’iniziativa. Allo stato, comunque, non è stato adottato alcun tipo di provvedimento negli ospedali interessati. Anche la cartella clinica della donna non è stata sequestrata. La Procura di Rossano, secondo quanto si è appreso, sta compiendo una valutazione generale dell’accaduto per accertare se vi possano essere responsabilità.

CASO NEONATA ROSSANO, FRANCO CORBELLI “COLPA CATTIVA GESTIONE”
«Una tragedia che si poteva e doveva evitare. I medici non hanno responsabilità. È solo colpa della cattiva gestione e della disorganizzazione della sanità calabrese. Con il Garante della salute si poteva salvare quella creatura».
A sostenerlo, in una nota, è il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in relazione alla morte della neonata avvenuta nell’ospedale di Rossano, dopo che la madre non aveva potuto essere soccorsa nell’ospedale di Trebisacce perchè il reparto di ostetricia e ginecologia è chiuso da un anno. «Si tratta – ha aggiunto il leader di Diritti Civili – di un altro gravissimo caso di malasanità, l’ennesima vergogna, una nuova drammatica pagina nera della sanità calabrese, una tragedia che si poteva e doveva evitare, una vicenda che conferma l’assoluta urgenza e indispensabilità dell’istituzione del Garante della Salute che se operativo avrebbe potuto evitare un simile tragico epilogo, perchè una delle principali funzioni di questa innovativa struttura è quella di programmare e coordinare in tempo reale interventi e ricoveri per casi gravi, urgenti e particolari».
«I medici – ha sostenuto Corbelli – non hanno, in questo caso, alcuna responsabilità come del resto ha confermato con grande dignità e onestà la madre della neonata. La responsabilità di quanto accaduto è della cattiva gestione, della disorganizzazione della sanità calabrese. Quanto accaduto conferma da un lato l’emergenza sanità in Calabria, che non è certo scomparsa con l’uscita di Agazio Loiero e il cambio, con l’arrivo di Giusepe Scopelliti, alla guida della Regione, e dall’altro dimostra come uno dei problemi più urgenti da affrontare è quello del coordinamento tra le diverse strutture e unità operative, oggi purtroppo completamente assente».
«La Commissione parlamentare sugli errori sanitari – ha proseguito – interviene solo dopo le tragedie, per inutili e propagandistiche iniziative di indagine, e non riesce invece a promuovere una sola concreta, ma efficace, azione di prevenzione».

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