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«Sarebbe auspicabile, dopo quattro mesi dal voto, che la consapevolezza dei punti di crisi della sanità si traducesse, finalmente, in atti amministrativi e vere decisioni. Tutte cose che finora sono mancate». Lo sostiene, in una nota, il consigliere regionale del Pd Bruno Censore, vicepresidente della Commissione regionale antimafia. «Si procede – aggiunge – senza idee forti e senza la benchè minima strategia. In attesa di un commissariamento che non potrà sostituirsi ai compiti propri della politica, soprattutto per la parte che concerne l’organizzazione dei servizi sul territorio, nè agli operatori sanitari, pubblici e privati, per ciò che concerne l’organizzazione della qualità delle prestazioni e degli standard di sicurezza a cui i calabresi hanno diritto. D’altronde, la stessa fiducia dei calabresi nella sanità può migliorare soltanto se il sistema riprende a funzionare. Ma non sarà con gli slogan o con gli annunci a raffica che cesseranno le emigrazioni sanitarie in cui la Calabria primeggia». «E tempo di scelte e di decisioni – dice ancora Censore – e non più di parole in libertà. La nostra è una sanità malata, come dimostrano documenti ufficiali e come ben sanno i calabresi. Insistere, però, ancora con la denuncia astratta, da parte di chi ha l’onere di spiegare cosa intenda fare, qui ed ora, per risolvere i problemi, è profondamente sbagliato. E’ altrettanto singolare l’eco, a volte scomposta, che molti componenti della maggioranza di centrodestra fanno alle dichiarazioni del presidente Scopelliti. Così com’è sorprendente l’anomalo tour per la Calabria organizzato della terza Commissione consiliare, presidente in testa. I calabresi attendono risposte concrete, non accuse generiche da parte di chi, dopo il voto, ha la responsabilità di governare i processi in corso. Tutti noi sappiamo bene che la sanità non gira per il verso giusto. Adesso, però, si vuole capire se il Governo della Regione ha un’idea sulla sanità e se sì, quali riforme intenda realizzare. Invece la Commissione sanità del Consiglio regionale sforna dichiarazioni intrise di superficialità, su quali ospedali debbano continuare a svolgere le loro funzioni di assistenza agli acuti, quali quelli da convertire, quali quelli da chiudere, quali sale operatorie siano a norma e quali no e via discorrendo. Io mi chiedo, in breve, cosi facendo che tipo di segnali stiamo lanciando ai cittadini. La risposta è che non si dirada in questo modo la confusione, in questo modo si amplia la sfiducia. Scimmiottare le dichiarazioni del presidente Scopelliti sulla sanità a me non pare che sia la funzione che debba svolgere una Commissione consiliare. La quale, tra l’altro, ha compiti di programmazione e di controllo, appunto perchè parte integrante dell’Assemblea legislativa e non di cassa di risonanza dell’Esecutivo». «Altrettanta chiarezza – secondo l’esponente del Pd – è necessaria sul debito ballerino. Deve cessare la barzelletta delle Aziende che non conoscono i loro conti. Io sono convinto che se alle Aziende ed al Dipartimento tutela della salute si danno regole chiare e precise cui debbono attenersi, il problema può e deve essere superato. Siamo, ad esempio, certi che le Aziende ed il Dipartimento parlino la stessa lingua? E che lo faccia il Dipartimento tutela della salute e quello del bilancio? O non è forse vero che i sistemi contabili utilizzati siano diversi ed incompatibili? Le Aziende sono obbligate alla tenuta della contabilità cosiddetta economica, mentre il Dipartimento Bilancio e quello della Salute della Regione quale utilizzano? Perchè se ancora oggi usano il sistema finanziario, tra di essi il dialogo è impossibile. Molti dubbi suscita poi l’annunciata decurtazione del debito, passato dai 2 miliardi agli approssimativi 800 milioni. Perchè è diminuito così repentinamente? L’impressione è che si tratti esclusivamente di artifici contabili. In realtà il debito non è diminuito, è stato solo posticipato negli anni. Non è neppure convincente l’accusa che il presidente Scopelliti muove circa le tremila assunzioni che sarebbero state effettuate prima delle elezioni nella sanità. Se così fosse, anzichè ricorrere sempre alla demagogia, occorrerebbe procedere ad una verifica attenta per ogni singola assunzione ed assumere i provvedimenti necessari a tutela degli interessi generali». «Mentre la Calabria resta in attesa di capire cosa debba contenere questo famigerato Piano di rientro – conclude Censore – che succederà alle strutture private, a quelle pubbliche ed alla sanità territoriale, convinti tutti come siamo che il settore non possa rimanere più in balia della cattiva politica, delle clientele e del malaffare, l’auspicio è che si apra una stagione di dialogo ma anche di decisioni. Una stagione di confronto pure acceso, ma che implichi l’assunzione di responsabilità da parte di chi critica ogni scelta compiuta nella scorsa legislatura, ma ancora non ci dice come, nei fatti, intenda superarla».

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