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E’ in corso davanti alla sede del Consiglio regionale un sit-in sindacale dei lavoratori Arpacal, l’agenzia regionale per la protezione ambientale che, dopo l’emendamento approvato dalla Commissione bilancio di palazzo Campanella, potrebbe essere cancellata.
Sulla vicenda i segretari nazionali di categoria di Cgil, Cisl, Uil hanno inviato un lungo ed articolato telegramma al Ministro della Salute, al Presidente della Conferenza delle regioni, ed ai presidenti della Giunta e del Consiglio regionale calabrese ai quali «viene chiesto un autorevole intervento per il ritiro immediato del provvedimento in difesa della salute dei cittadini e dell’universalità del nostro servizio sanitario nazionale ma, soprattutto, in coerenza con la regolamentazione nazionale in materia di servizio sanitario nazionale e tutela ambientale».
Nel documento viene ricordato che queste agenzie pubbliche sono state create in ogni regione italiana per controllare lo stato di salute del territorio e della popolazione, «monitorando che gli interessi economici non prevalgono su quelli ambientali e più generali della popolazione».
Nel telegramma si legge tra l’altro: «Il sistema pubblico non può arretrare dalle sue funzioni di garanzia e di tutela dei diritti ambientali e sociali e il precedente della Regione Calabria porterebbe, di fatto, effetti devastanti sull’intero sistema e sulle funzioni che l’Arpacal svolge già oggi, che sono strettamente raccordate al sistema di agenzia nazionale».
In merito è intervenuto anche il senatore Adriano Musi, commissario del Pd calabrese: «La tutela dell’ambiente non può essere privatizzata». Così Musi commenta le notizie relative alla possibile liquidazione dell’ArpaCal, l’agenzia regionale per l’ambiente, prevista da un emendamento della commissione bilancio del Consiglio, che ne dispone la trasformazione in azienda a capitale privato.
«Le Arpa – afferma Musi in un comunicato – sono state istituite in base ad una normativa nazionale ed operano in tutte le regioni in stretta sinergia con l’Agenzia nazionale. Sono, dunque, giustificate le riserve dei sindacati rispetto ad un provvedimento illegittimo nella forma e della sostanza. Il sospetto è che l’operazione nasconda l’esigenza di rimescolare le carte negli organismi di vertice degli enti strumentali e sub regionali al fine di conseguire equilibri politici e di potere. Ma questa logica – continua il senatore Musi – non va in direzione delle esigenze di una regione che proprio nell’ambiente trova una delle risorse più preziose ai fini dello sviluppo economico. Emergono per di più preoccupazioni legate al futuro dei dipendenti, assunti sulla base di un concorso pubblico e che pertanto chiedono certezze in ordine alla loro posizione. L’intervento dei privati in economia va sicuramente incentivato, ma la tutela dell’ambiente non può essere delegata al libero mercato , data la delicatezza della materia e le implicazioni ai fini della salute dei calabresi. Confidiamo, pertanto, – conclude Musi – in un ritiro dell’emendamento ed invitiamo il governo regionale ad una maggiore chiarezza su una vicenda che rischia di aprire scenari incerti e contenziosi infiniti».

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