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di LUIGI DE SENA*
Autonomia, libertà di stampa e diritto di informazione sono presupposti imprescindibili per ogni società democratica, civile ed evoluta. In regioni di frontiera come la Calabria, l’esercizio della democrazia, a tutti i livelli, è quotidianamente minacciato dalla prepotenza dell’agire criminale, non solo riconducibile alla mafia ma anche a quella vasta porzione di società deteriore che con quest’ultima banchetta e intrattiene rapporti di interesse, direttamente o per interposta persona. Nelle realtà ad alta densità mafiosa è elevato il grado di collusione di politici e affaristi strettamente legati al mondo criminale: un alto livello di collusione eleva il livello di minaccia da parte di chi si sente “toccato” da articoli scomodi. Risulta pertanto difficile, molto spesso, risalire alla matrice dell’ attentato che il più delle volte rimane anonima; cosa non certo incoraggiante per chi si ritrova a subirlo ma che aiuta a capire meglio in che realtà ci muoviamo e da quali parti della stessa possa giungere l’avvertimento. Non si escluda poi che all’escalation continua di atti intimidatori si vada aggiungendo anche la partecipazione di chi non rinuncia a cavalcare l’onda della paura e della speculazione. La Calabria necessita di un’inversione di tendenza che si concretizzi in un’azione partecipata a tutti livelli e che dimostri, una volta per tutte, che l’intera regione non è indifferente alle proprie sorti, né intende rinunciare al diritto di essere sempre e correttamente informata. Il mio vuole essere un invito, rivolto ai giornalisti e all’intera cittadinanza calabrese, e al contempo una denuncia; un invito a non assumere mai atteggiamenti rinunciatari né di sottomissione e una denuncia allarmante che nasce dal timore che possa realizzarsi il progetto criminale teso all’annientamento di diritti per tutti irrinunciabili. La mafia e il crimine in generale allignano lì dove imperversa la paura, che si sedimenta con azioni minatorie che mettono a repentaglio la stessa incolumità della persona o il suo vivere dignitosamente; ma è pur vero che, senza una reazione corale e partecipata a tutti i livelli sociali e culturali, la tensione criminale trova continuità sia nella teoria che nella pratica: pervade persino la stessa cultura, che sotto ricatto o mercificata, tende da sola ad autocensurarsi. La mia vicinanza, che non intende esaurirsi con la solidarietà manifestata per un solo giorno, va a tutti gli operatori dell’informazione che dimostrano di essere legati tra loro da un comune impegno civile e democratico, che riconosca come proprio carattere precipuo quello di rappresentare un soggetto indipendente, impegnato a garantire ogni giorno con il proprio lavoro l’importanza che in una democrazia pluralista riveste il contributo portato alla società e all’opinione pubblica da parte di gruppi di professionisti siffatti. In tutte le realtà difficili, e non solo, dovrebbero essere frequenti le iniziative volte a suscitare localmente, con proiezioni nell’intero Paese, un interesse sganciato da qualsiasi meccanismo perverso di condizionamento; obiettivo certamente ambizioso ma perseguibile, se accompagnato dalla volontà ferma di tutti i professionisti dell’ informazione di tentare di influenzare costruttivamente il dibattito pubblico senza però rinunciare alla propria indipendenza. Un giornalista, ed in Calabria ne ho conosciuti di numerosi, che si sappia affermare per merito e qualità professionale, senza affiliarsi al potere in auge, merita il massimo rispetto, la massima attenzione e soprattutto dimostra che, anche in regioni complesse come la nostra, lavorare onestamente, nonostante tutto, è un’ipotesi possibile. In tutti i paesi esiste una forza superiore a quella dei governi: l’opinione pubblica. Il diritto di parlare agli altri è anche un privilegio e, in quanto tale, non deve essere mercificato, né distorto da pressione alcuna: va concepito come un impegno, per chi è capace di assolverlo, di carattere esclusivamente culturale, sociale, pedagogico. Il mio auspicio è che tutti i giornalisti calabresi riescano con il proprio qualificato lavoro a suscitare l’apprezzamento dell’opinione pubblica: il migliore degli anticorpi dinanzi ad ogni entità di minaccia; parimenti, mi auguro che la stessa opinione pubblica tragga linfa vitale dal contributo prezioso che solo un giornalismo serio e autorevole è in grado di apportare.

*Senatore del Pd

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