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di TONINO PERNA
Non sappiamo ancora se questo Governo supererà le prime piogge autunnali, né quali provvedimenti sarà in grado di far passare. Ma un fatto è certo: la Lega avrà un ruolo ancora più importante di prima della scissione dei finiani. E per il partito di Bossi restare al Governo ha un senso solo se si varano i provvedimenti attuativi del federalismo fiscale. Facile a dirsi, ma difficile a concretizzarsi perché ancora oggi mancano dei dati certi di riferimento. Nessuno ha dubbi, salvo chi è in malafede, che il territorio meridionale pagherà un conto salato, ma allo stato dell’arte non possiamo né quantificarlo, né conoscere i tempi di questa operazione. Quello che invece è chiaro è il costo della manovra di Tremonti che andrà a colpire, in modo particolare, i Comuni e le Regioni. Sull’articolazione del taglio di 8,5 miliardi alle Regioni abbiamo uno studio della nota CGIA di Mestre che è stato pubblicato anche su questo giornale (il 25 giugno u.s. ). Apparentemente la regione più colpita dai tagli della finanziaria è il Lazio, con un taglio nei trasferimenti statali di 1,3 miliardi di euro, seguita a ruota dalla Calabria con un -1,27 miliardi, e dalla Lombardia con un -952 milioni di euro. Le regioni che subiranno, apparentemente, i tagli minori sono il Molise (-86 milioni) e le Marche (-97). Ma queste cifre hanno poco senso se non le rapportiamo agli abitanti e al reddito pro-capite. Operando queste semplici divisioni otteniamo risultati di ben altra rilevanza. Supponendo che i tagli operati dal governo si traducano in maggiori tasse regionali e/o in minori spese, i cittadini del nostro paese subiranno comunque un danno che può essere calcolato in percentuale del reddito pro-capite. Per un abitante della Lombardia la decurtazione del suo reddito pro-capite sarà dello 0,3%, mentre per un emiliano sarà dello 0,4% , e per un veneto dello 0,5%. Di contro, per un calabrese il taglio al suo reddito pro-capite sarà del 3,7%, per un molisano dell’1,4%, e per un abitante del Lazio- la regione più colpita in termini di valore assoluto- sarà dello 0,8%. Complessivamente le regioni del Mezzogiorno a statuto ordinario subiranno una minore entrata di quasi 3 miliardi di euro che inciderà sull’1,3% del reddito pro-capite di fronte ad un incidenza media dello 0,4% nel Nord Italia. Naturalmente si tratta di medie e sappiamo bene che se analizziamo i redditi più bassi troviamo che l’incidenza di maggiori tasse regionali o minori erogazioni di servizi incidano in maniera ben più profonda. Se poi aggiungiamo i tagli che i Comuni dovranno affrontare –in gran parte con un aumento delle tasse comunali – allora ci rendiamo conto che il 2011 anno sarà un anno veramente tremendo per gli abitanti del Mezzogiorno. E questa manovra di Tremonti non è che un aperitivo rispetto a quanto arriverà con il federalismo fiscale. Per tutto questo stupisce che ci siano forze politiche dell’opposizione , come il Pd, che continuano ad inseguire la Lega per improbabili governi tecnici, o ci siano forze politiche di radicale opposizione come l ‘Idv che abbiano votato a favore del federalismo fiscale. Non si capisce che, come diceva Don Milani, non c’è più grande ingiustizia di “fare cose uguali tra parti diseguali” . Non si può spaccare il paese in cittadini di serie A,B,C, come se si trattasse di fare un campionato di calcio. Ci sono diritti di cittadinanza non negoziabili, al di là di quanto produca un territorio. Altrimenti sfasciamo questo paese e mandiamo al macero i sacrifici di tante generazioni , a partire da quelle meridionali , che hanno costruito -sul piano economico, sociale e culturale- quel territorio che chiamiamo ancora Italia.

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