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Quel fetore era stato avvertito da tempo e con la calura estiva non aveva fatto altro che aumentare fino a rendere l’aria quasi irrespirabile. Ma ieri, dopo una accurata ricognizione i carabinieri della Stazione di Filandari diretti dal maresciallo Salvatore Todaro, unitamente ai colleghi del N.O.E. di Reggio Calabria, dopo un sopralluogo nella zona, sono riusciti a risalire alle cause. Quel fetore proveniva da una scarpata posta nei pressi del canile il «Lupo di Gubbio» che era diventata una sorta di discarica a cielo aperto degli escrementi dei numerosi animali, accolti all’interno della struttura nei pressi dell’aeroporto militari di Vibo.
I Carabinieri, giunti sul posto, hanno infatti constatato come le vasche Imhoff adibite alla raccolta degli escrementi dei cani, a causa del mancato funzionamento di alcune pompe di sollevamento, invece di stoccare il materiale che ricevevano si limitavano a riversarlo nella vicina scarpata senza nessun tipo di trattamento ed ammorbando l’aria circostante. Da qui la denuncia all’autorità giudiziaria della proprietaria C.G. 30 anni, del luogo, con l’accusa di getto pericoloso di cose ed abbandono di rifiuti liquidi, nonchè la segnalazione alle competenti autorità sanitarie per l’adozione dei provvedimenti di competenza e per la predisposizione di più accurati controlli alla struttura. Oltre che ad un ennesimo caso di inquinamento ambientale, i carabinieri hanno così posto fine ad una un’assurda ed inconcepibile situazione di totale carenza di norme igieniche a danno dell’ambiente.

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