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di FRANCO CRINÒ
NEGLI stessi giorni in cui viene reso noto dal ministero dell’Economia che la spesa per le pensioni d’invalidità è aumentata in maniera preoccupante, specie al Sud, leggiamo la denuncia di Gianni Carteri, ammalato gravemente di Policitemia, che non viene messo nelle condizioni di curarsi. Non sta scritto da nessuna parte che la giusta stretta che deve esserci su questa partita debba penalizzare i soggetti realmente ammalati. Anche questo è da considerare come un caso di malasanità, una urgenza vitale a cui non si è data risposta. D’altronde le commissioni per il riconoscimento delle invalidità, integrate da gennaio dal rappresentante dell’INPS, sono le stesse del 2009, anno della “impennata” della spesa. Vito Teti è intervenuto sulla vicenda di Gianni Carteri, mio concittadino e amico, una persona perbene, uno studioso: l’ha identificato quale vittima emblematicamente vera di una ridicola inflessibilità. Abbiamo soccorso Saverio Strati ormai stanco di esprimere la propria grandezza. In questa regione siamo stati sorpassati da gente refrattaria al cambiamento e al rispetto delle regole che annullerebbero i loro vantaggi illegittimi, gente che tira fuori al momento la maschera che serve, dura o lasciva, gente che interpreta il sistema a memoria, che quando esagera deve flagellare chi è nel giusto Ma non c’è un blocco sociale con uno scarso livello morale che ha una sola direzione politica e progettuale: non dovremo consumare (?) un’altra Repubblica per ri-scoprire che gente disinvolta, spregiudicata, che commette reati, si trova dappertutto. Torniamo al punto, anche a me serviva il riconoscimento dell’art. 3 della legge 104/92 per essere parzialmente assistito: i forti dolori crampiformi, dovuti agli effetti collaterali del farmaco salvavita, non consigliano, per esempio, lunghi tratti alla guida delle auto. Ben più di tre volte al mese qualcuno dei miei familiari è costretto a utilizzare le ferie per aiutarmi nelle incombenze. Alla convocazione della Commissione dell’Asl di Locri c’ero andato per le insistenze di mia moglie. Mi hanno riservato qualche convenevole in più rispetto a Gianni Carteri ma, lo stesso, non è stata rispettata l’evidenza. Anch’io alle sorprendenti domande ho risposto con calma “lo sapete voi medici per quanto tempo dovrò usare il farmaco salvavita. quando l’ho chiesto io alla dottoressa Falzetti, dell’Ematologia dell’Università di Perugia, mi ha risposto, sinceramente affettuosa e professionale, ‘ speriamo a lungo, senatore.’ ”. “mi chiedete altre relazioni ma è già tutto scritto nella documentazione, è leucemia mieloide cronica”. Niente da fare, non li ho convinti. Nella visita successivamente programmata, la dottoressa ha scritto, pur considerandola ovviamente superflua, un’altra relazione e nessuna battuta” su questa nostra sanità riusciva comunque a far superare lo sconforto, risvegliato, che una crisi blastica è possibile in qualsiasi momento. Per di più a distanza di oltre un anno – la convocazione a visita mi fu fatta dietro diffida dell’assessorato – non ho ancora l’esito formale della decisione che, però, già conosco: niente comma 3 della legge 104. La sanità calabrese e quella di Locri presentano tanti difetti. Il commissario Rosanna Squillaccioti, ma più realisticamente il commissario Scopelliti, devono rimuovere almeno quelli più vistosi. Le montagne che hanno tanti crepacci sono quelle che si affrontano con maggiore difficoltà, ma è possibile superarle, non si debbono fare errori durante il percorso, tutta la cordata deve collaborare in modo che le guide possano essere aiutate nella loro azione. Nella pubblica amministrazione se si vogliono evitare le magagne si deve stare con gli occhi aperti per evitare di sprecare risorse per doppioni di programmi informatici, consulenze inutili, incarichi clientelari. Come la Fiat, che ha preso tanti soldi dal pubblico ma che pubblica non è , non si ottempera alle sentenze della giustizia amministrativa. Nell’ex Azienda di Locri esiste un gran numero di contenziosi che distraggono i fondi destinati all’assistenza e alle applicazioni contrattuali e, addirittura, ai dettami di leggi regionali ad hoc, come nel caso dei medici interessati da gravi patologie. A Locri una delle prime cose che serve è conoscere “i corvi che rimproverano il color nero”, per dirla con William Shakespeare. Specie poi quando nero non è. Finiamo sul punto, in questo spensierato mondo della sanità si pensa di recuperare rigore e credibilità con quelli che si trovano nelle condizioni di Gianni Carteri. Che dramma!

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