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Hanno risposto lungamente alle domande del giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro Assunta Maiore, Otello Rizzo, 50 anni (in foto a sinistra), e Gregorio Pellegrino (in foto a destra), 55, entrambi di Stalettì (Cz), titolari di due ditte edili e finiti in carcere sabato scorso con l’operazione «Caterpillar», scattata per l’esecuzione di un’ordinanza cautelare. I due sono indagati per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
I due uomini, nel corso dei rispettivi interrogatori di garanzia tenutisi ieri, hanno respinto con decisione le accuse che gli vengono mosse dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo calabrese, negando qualunque attività vessatoria nei confronti della presunta vittima della tentata estorsione, il titolare di un’altra ditta che aveva vinto un regolare appalto pubblico per la ristrutturazione dello stadio di Stalettì, e che secondo le accuse i due indagati volevano costringere a mettersi da parte, con minacce concretizzatesi in un caso nell’incendio di una pala meccanica di sua proprietà.
Pellegrino e Rizzo hanno anche negato qualsivoglia loro coinvolgimento con ambienti della criminalità locale, pure ipotizzato dagli inquirenti specialmente nei confronti del secondo, definito il «braccio destro» di Rocco Catroppa, l’uomo ucciso in un agguato di ‘ndrangheta a Palermiti, durante una festa patronale, lo scorso 28 agosto. In particolare Catroppa e Rizzo, ha spiegato quest’ultimo al giudice, sono parenti ma non avrebbero avuto nulla a che fare l’uno con l’altro. Nessuna istanza è stata per il momento avanzata al giudice che ha firmato l’ordinanza di custodia accogliendo la richiesta avanzata dalla Dda sulla base delle indagini dei carabinieri, ma i difensori degli indagati – gli avvocati Antonio Ludovico, Eugenio Battaglia ed Enzo Galeota – si riservano piuttosto di ricorrere al tribunale del riesame contro le misure cautelari.

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