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di FRANCESCO ALTAVISTA
BRIENZA – Max Gazzè chiuderà la festa del SS Crocifisso a Brienza, con un concerto in Piazza Marconi.
E’ tutto pronto per domani, quando il cantautore romano imbraccerà il suo basso e infiammerà il pubblico con la pluralità di sonorità e tonalità dei sui pezzi. Gazzè, che ha passato tanti anni nell’Europa continentale più fredda dal punto di vista del clima ma calda dal punto di vista culturale, ormai la Basilicata la conosce bene dopo al partecipazione al film di Rocco Papaleo “Basilicata coast to coast”, ma anche per i numerosi concerti nella regione lucana che hanno preceduto e seguito il film. Arriva a Brienza dopo l’uscita del suo ultimo album “Quindi?”, prima del concerto si concede per una piacevole chiacchierata con il Quotidiano.
Max, “Quindi?”
«Un disco è sempre un punto di passaggio, un momento in cui io scrivo dei brani e lì metto insieme in un cd ed è proprio per non dare un titolo troppo indicativo su quello che dovrebbe essere la percezione naturale di un disco, ho preferito non dargli una collocazione.
Non dargli un significato che andasse oltre la domanda stessa.
“Quindi?” indica una risposta, un invito a proseguire o anche un invito a terminare una conversazione.
C’è un punto di sospensione che non ti imbriglia in un significato. Il discorso del disco poi è sempre per me una condizione naturale in cui io trasferisco dei linguaggi musicali e percettivi.
A me non piace ripetermi nelle cose, cerco di indagare nuove strade nuovi percorsi per trasferire dei significati musicali. Questo è un disco che trovo molto diverso da quelli precedenti, c’è un mondo diverso dentro».
Come mai, oltre a fare le tue ricerche come cantautore, fai molti progetti paralleli alla tua carriera da solista , come per il tuo gruppo “Pòlis“ con il quale hai ripreso un concerto intero dei “Police”, quello di San Diego del maggio 1979?
«Io sono un musicista e non posso mai smettere di esserlo.
Nel caso dei “ Pòlis” abbiamo ripreso dei pezzi dei “Police” nel loro periodo punk. Era un gruppo sperimentale che per affiatarsi ha deciso di fare un tour di concerti a tema, riprendendo quel concerto del 1979 in quel determinato luogo ed è stata una cosa divertente e una grande sfida. Da musicista poi mi piace collaborare con altri musicisti in vari stili e modi musicali.
Quando scrivo canzoni sono Max Gazzè cantautore, ma quando suono il basso in altri gruppi, sono Max Gazzè il bassista.
Sono due ruoli che si muovono in modo parallelo senza crearsi intralcio. Mi capita di andare all’estero e fare tournée come bassista, quindi non cantando le mie canzonii. Questa due anime convivono. Diciamo che mi rifugio in una delle due per scappare dall’altra».
Quando canti però in Italia i tuoi brani, suoni anche il basso, che non è una cosa facile. Lo hai fatto anche in un tour incredibile con Marina Rei e Paola Turci nel 2007, entrambe poi ti hanno accompagnato in una serata a Sanremo con la canzone “Il Solito Sesso” che cambia sei tonalità durante l’esecuzione. Cosa ti porti di quel tour?
«Sì , suono uno strumento che ha delle ritmiche e dei contrappunti diversi da quelli della voce, per come lo suono io.
Non mi accompagno solo con il basso ma cerco di inserire delle melodie che sono in contrappunto con al voce.
Basta un po’ di pratica, certo è più facile suonare la chitarra e cantare. Bisogna scindere la voce dal basso ed entrambi vanno in maniera indipendente. Il tour con Marina e Paola è stato un piacere grandissimo suonare con due amiche. Sono due persone a cui voglio bene, persone che hanno un grosso talento musicale molto vario. Ci siamo stimolati a vicenda, abbiamo cambiato le nostre idee, le abbiamo condivise. E’ stata un’esperienza incredibile sia umana che musicale».
Oltre a essere bassista e cantante, sei stato anche attore nel film sulla Basilicata. Ti chiedo cosa non ti è piaciuto di questa regione?
«Non vorrei fare il ruffiano a tutti i costi, la cosa che non mi è piaciuta della Basilicata ancora non l’ho trovata. E’ stata una bellissima scoperta per me, a prescindere poi dal modo in cui si descrive la Basilicata. Si descrive una regione ai margini della civiltà moderna. Alla fine ha delle bellissime contraddizioni, ho saputo cogliere tutti gli aspetti della Basilicata da quello marittimo a quello delle zone interne più fascinoso: dalla diga del Pertusillo ai Calanchi. La terra fantastica ma anche la gente come ci ha accolto, come ci ha trattato, è stata una esperienza fantastica. Di difetti ne ho trovati più qui a Roma. Il film narra una storia anche un po’ drammatica in maniera ironica, una storia anacronistica che però ha ispirato molti. So che ci sono degli itinerari e gente che gira a piedi con l’asinello. Un coast to coast che si può fare solo in Basilicata visto che poi alla fine si può attraversare in dieci giorni».
Ultima domanda, cosa è per te la Bellezza?
«La Bellezza è tutto ciò che piace. Se per piacere si intende il rappresentarsi di qualcosa che ti riempie, di completa. Il bello non si identifica con bello in sè, ma con la percezione di quel qualcosa che si definisce nell’ambito delle proprie cognizioni e della propria sensibilità».

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