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Operazione della Polizia di Stato a Reggio Calabria per l’esecuzione di cinque provvedimenti di fermo emessi dalla Dda contro altrettanti affiliati alla cosca Tegano. L’operazione, condotta dalla Squadra mobile e dallo Sco, riguarda elementi di spicco del gruppo criminale, che ha subito un colpo determinante con l’arresto, il 26 aprile scorso, dopo 23 anni di latitanza, del suo capo storico, Giovanni Tegano, considerato uno degli esponenti di maggiore rilievo della ‘ndrangheta. I cinque fermati sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso. Nell’ambito dell’operazione Squadra mobile di Reggio e Sco stanno eseguendo una serie di perquisizioni e controlli nei confronti di persone collegate alla cosca Tegano, con consistente impiego di personale e mezzi.
Tra le cinque persone fermate c’è anche il genero del boss Giovanni Tegano, Michele Crudo, di 33 anni, il quale, secondo quanto riferito dagli investigatori, era il reggente della cosca Tegano dopo l’arresto nell’aprile scorso di Giovanni Tegano. Le persone contro le quali la Dda ha emesso i cinque provvedimenti di fermo, che sono stati tutti eseguiti, sono accusate di avere attuato una serie di estorsioni ai danni di alcuni imprenditori, tutti non calabresi, impegnati in rilevanti attività economiche a Reggio Calabria.

I PARTICOLARI
La cosca, secondo quanto emerso, aveva imposto ad un’impresa impegnata nella pulizia dei treni il pizzo di 20 mila euro al mese. È questa l’estorsione che ha portato in carcere cinque persone, che la Squadra mobile della questura di Reggio Calabria ha sottoposto a fermo di polizia giudiziaria disposto dalla DDA della città dello Stretto.
Le persone soggette al provvedimenti della limitazione della libertà personale sono Michele Crudo, 33 anni, genero di Giovanni Tegano, il boss del locale di ‘ndrangheta del rione Archi, catturato nell’aprile di quest’anno dopo 23 anni di latitanza; Roberto Moio (46); Domenico, Stefano e Davide Carmelo Polimeni, rispettivamente di 34, 22 e 36 anni, tutti e tre residenti a Reggio Calabria. Oltre ai fermi, altre sette persone risultano indagate e tra queste lo stesso Tegano. Crudo e Moio – ha spiegato il procuratore Giuseppe Pignatone – rivestono in seno alla ‘ndrina Tegano ruoli di primissimo piano «che ne permettono la collocazione nella struttura decisionale di vertice di una della più potenti cosche della ‘ndrangheta calabrese».
Durante l’attività di polizia tesa alla cattura di Giovanni Tegano, gli uomini della Mobile reggina hanno scoperto che la consorteria del rione Archi di Reggio Calabria, incassava venti mila euro mensili dalla società cooperativa «New Labor», associata al consorzio «Kalos», con sede legale nel milanese, incaricato dalla società Trenitalia Spa (soggetto appaltante) della pulizia dei convogli ferroviari e della gestione della Platea di lavaggio della stazione di Reggio Calabria Centrale. La stessa cosca Tegano non solo riceveva mensilmente il pizzo, ma controllava le assunzioni, i licenziamenti, la cassa integrazione.
Tra le maestranze figuravano anche alcuni soggetti ritenuti vicini alla potente consorteria. L’operazione, denominata in codice «Agatos», avrebbe fatto emergere analoghe estorsioni subite dal consorzio impegnato nella pulizia dei treni a Roma e Bari. Nel corso delle indagini, per ben due volte, sull’auto di uno degli indagati, sono stati trovati i soldi frutto dell’estorsione.

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