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Il Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, Leoluca Orlando, ha scritto al Presidente della Regione Calabria con deleghe alla Sanità, Giuseppe Scopelliti, per chiedere una relazione in merito a quanto denunciato da una donna, rimasta tre settimane in ospedale a causa di un’infezione seguita ad un parto cesareo. Il 27 settembre scorso la donna – è scritto in un comunicato della commissione – ricoverata nell’azienda sanitaria «Pugliese-Ciaccio» di Catanzaro, ha dato alla luce il suo secondo figlio ma una settimana più tardi, dopo numerose richieste di accertamenti dovute ai forti dolori avvertiti, le visite specialistiche hanno accertato la presenza di un’infezione della ferita e del peritoneo, dovuta, sembra, ad una mancata copertura antibiotica prima dell’operazione. Sul caso l’azienda ospedaliera ha avviato le procedure preliminari per la costituzione di un’apposita Commissione al fine di esaminare il percorso clinico della paziente, dal ricovero alle dimissioni. «La Commissione parlamentare che presiedo – ha detto il Presidente Orlando – resta in attesa delle risultanze delle indagini avviate dalla stessa azienda ospedaliera. Di fronte a questo episodio – ha aggiunto – attendiamo di conoscere ogni elemento utile per accertare l’esistenza di responsabilità personali e/o l’esistenza di anomalie funzionali e organizzative, nonchè eventuali provvedimenti cautelari adottati». (AGI) La Commissione d’inchiesta, ha avviato in campo nazionale uno specifico filone d’indagine sui punti nascita, coordinato dall’on. Benedetto Fucci e con il coinvolgimento e la collaborazione degli assessori regionali alla sanità e della magistratura ordinaria. La ricerca, in corso d’opera, – si legge – è focalizzata su alcune caratteristiche che rischiano di rendere rischioso l’evento nascita: punti nascita con numeri di parti nettamente al disotto del livello di guardia indicato dall’OMS, un eccessivo ricorso al cesareo e l’esistenza di unità di terapia intensiva neonatale assolutamente inadeguata a far fronte alle emergenze. (Il Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, Leoluca Orlando, ha scritto al Presidente della Regione Calabria con deleghe alla Sanità, Giuseppe Scopelliti, per chiedere una relazione in merito a quanto denunciato da una donna, rimasta tre settimane in ospedale a causa di un’infezione seguita ad un parto cesareo. Il 27 settembre scorso la donna, – ès critto in un comunicato della commissione – ricoverata nell’azienda sanitaria «Pugliese-Ciaccio» di Catanzaro, ha dato alla luce il suo secondo figlio ma una settimana più tardi, dopo numerose richieste di accertamenti dovute ai forti dolori avvertiti, le visite specialistiche hanno accertato la presenza di un’infezione della ferita e del peritoneo, dovuta, sembra, ad una mancata copertura antibiotica prima dell’operazione. Sul caso l’azienda ospedaliera ha avviato le procedure preliminari per la costituzione di un’apposita Commissione al fine di esaminare il percorso clinico della paziente, dal ricovero alle dimissioni. «La Commissione parlamentare che presiedo – ha detto il Presidente Orlando – resta in attesa delle risultanze delle indagini avviate dalla stessa azienda ospedaliera. Di fronte a questo episodio – ha aggiunto – attendiamo di conoscere ogni elemento utile per accertare l’esistenza di responsabilità personali e/o l’esistenza di anomalie funzionali e organizzative, nonchè eventuali provvedimenti cautelari adottati». La Commissione d’inchiesta, ha avviato in campo nazionale uno specifico filone d’indagine sui punti nascita, coordinato dall’on. Benedetto Fucci e con il coinvolgimento e la collaborazione degli assessori regionali alla sanità e della magistratura ordinaria. La ricerca, in corso d’opera, – si legge – è focalizzata su alcune caratteristiche che rischiano di rendere rischioso l’evento nascita: punti nascita con numeri di parti nettamente al disotto del livello di guardia indicato dall’OMS, un eccessivo ricorso al cesareo e l’esistenza di unità di terapia intensiva neonatale assolutamente inadeguata a far fronte alle emergenze.

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