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Come Copasir «ce ne stiamo occupando per la massima collaborazione con la magistratura per l’accertamento di eventuali connessioni». Lo ha detto il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Massimo D’Alema, in riferimento alla bomba davanti al portone della Procura di Reggio Calabria e al ritrovamento di un bazooka davanti al Palazzo di Giustizia nelle scorse settimane. «Nella faccenda di Reggio Calabria c’è qualcosa di inquietante con rischi di inquinamento», ha sottolineato D’Alema intervenendo alla presentazione del libro ‘Il Caso Valoriotì, di Daniele Chirico e Alessio Magro, sull’omicidio del dirigente del Pc, ucciso in Calabria, l’11 giugno del 1980. «La Calabria è una regione in cui i risultati» della lotta alla criminalità «sono ancora incerti»: i fatti di Reggio Calabria, «danno il senso della sfida, ed è sbagliato sottovalutare la forza di questa criminalità». Il presidente del Copasir ha definito la ‘ndrangheta la criminalità «più arcaica, radicata nel territorio e per certi aspetti moderna perchè si è internazionalizzata e impadronita del business della cocaina che assicura una posizione di potere di grandissimo rilievo». «Sono rimasto colpito – ha aggiunto -, dopo le recenti operazioni di Polizia, da quanto è radicata nel nord del Paese questa criminalità che è meno esibizionista della camorra, meno piramidale della mafia, più radicata nel territorio e capace di una visione imprenditoriale». Eppure, nonostante questo, D’Alema ritiene «sbagliata l’interpretazione che vede un venir meno delle speranze», anche se «in Calabria fare passi avanti è più difficile».

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